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Promozione a pieni voti per gli impianti dentali: durano (almeno) quarant’anni

Gli impianti dentali sono un’ottima soluzione, per rimpiazzare denti che vanno estratti. Lo conferma più lungo follow up mai effettuato, durato circa quarant’anni: tutti gli impianti inseriti tra il 1982 e il 1985 in un gruppo di pazienti svedesi si sono integrati perfettamente con l’osso e oggi sono ancora in sede.

Nello studio, pubblicato su Clinical Implant Dentistry and Related Research, gli autori, dentistoi dell’università di Goteborg, in Svezia, sono andati verificare che cosa era accaduto a 13 pazienti che avevano inserito un totale di 18 impianti quarant’anni prima, e cioè, appunto, tra il 1982 e il 1985. Il risultato è stato estremamente positivo, perché ha confermato che gli impianti erano tutti ancora in sede, erano stati inglobati dall’osso e svolgevano il compito per cui erano stati inserirti, ovvero la sostituzione permanente del dente dal punto di vista funzionale ed estetico.

Gli impianti sono costituiti da una radice in titanio che si integra con l’osso, eventualmente da una parte di osso sintetico e da una vite, su cui si innesta una corona. Le corone, costituite da materiali vari, ma sempre più deperibili degli impianti, nel 60% dei casi erano state sostituite (in alcuni casi più di una volta), più che altro per motivi estetici. Gli impianti no: erano ancora quelli originari.

Il risultato è un messaggio confortante per i pazienti: l’inserimento di un impianto, se ben programmato ed eseguito con i corretti materiali e la giusta tecnica, può permettere alle persone di mantenere aspetto e funzioni dei denti persi, virtualmente per tutta la vita.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 marzo 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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