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L’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta i rischi di miopia per i bambini

Tra i fattori di rischio per la miopia dei bambini, la cui l’incidenza è in preoccupante aumento in tutto il mondo, c’è anche l’inquinamento. Dopo la predisposizione genetica, lo stile di vita sempre meno all’aria aperta, l’uso eccessivo dei device conta anche quanto il bambino è esposto ai contaminanti quali, in particolare, le polveri sottili più piccole, le PM2,5, e gli ossidi d’azoto. Lo ha dimostrato uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Birmingham, in Gran Bretagna, sui dati di oltre 30.000 bambini in età scolare. Come illustrato su PNAS Nexus, infatti, gli autori si sono avvalsi di un sistema di machine learning per elaborare un’enorme massa di dati relativi alle abitudini, alla genetica, ai genitori e contemporaneamente alla zona di residenza e di studio e alla qualità dell’aria in quella zona, e hanno così dimostrato che l’inquinamento ambientale è un fattore di rischio a sé stante, e aumenta in modo significativo la probabilità che un bambino diventi miope. L’effetto colpisce soprattutto i bambini delle scuole elementari, e sarebbe dovuto all’infiammazione cronica causata dai contaminanti, che distorce la cornea, e all’azione delle sostanze inquinanti sui tessuti dell’occhio. Per questo le scuole dovrebbero adottare sistemi di purificazione dell’aria, ed essere situazione in zone a traffico limitato, condizioni che avrebbero anche altri benefici some quelli sulla diffusione delle patologie infettive.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 ottobre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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