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I trattamenti antirughe hanno una nuova stella: lo pterostilbene dei mirtilli e dell’uva

I cosmetici antietà potrebbero presto annoverare un nuovo protagonista: lo pterostilbene, una molecola che si trova in natura, soprattutto nei mirtilli e nell’uva, associata al resveratrolo. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Dermatologic Science and Technology dai dermatologi cinesi dell’Istituto di ricerche di Tsinghua, infatti, una crema con una concentrazione pari allo 0,1% di pterostilbene è molto efficace nel combattere rughe e altri segni dell’età.

Per verificare le potenzialità di questa molecola, gli autori hanno selezionato una trentina di partecipanti e poi, senza dire né a loro né ai medici che cosa veniva steso sulla cute, hanno usato un’emulsione con lo 0,1% del composto o di placebo due volte al giorno per 28 giorni, avendo cura di distribuire su metà viso il principio attivo, e sull’altra metà un placebo, per un confronto diretto sulla stessa persona. Usando strumenti certificati e scale riconosciute a livello internazionale, gli autori hanno dimostrato che lo pterostilbene riduce le rughe principali come quelle della fronte, le cosiddette zampe di gallina e quelle della parte bassa delle guance in modo molto efficace, e nel contempo restringe i pori, aumenta lo spessore degli strati sottocutanei, restituisce elasticità e tono, e aumenta il collagene e le fibre elastiche.

Sembra quindi che tutto confermi che questo composto possa essere di aiuto per contrastare i segni dell’età, anche se sarà necessario attendere casistiche più ampie e studi su periodi più lunghi, per escludere qualunque rischio, prima di commercializzare creme allo pterostilbene.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 1 ottobre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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