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I dentifrici di domani potrebbero preservare lo smalto con la cheratina e l’arginina

I dentifrici del futuro potrebbero essere a base di cheratina, la proteina naturalmente presente nella pelle, nei capelli e nei peli di moltissime specie, che riesce a rimineralizzare lo smalto. E potrebbero contenere anche un aminoacido, l’arginina, che in uno studio clinico ha già mostrato di avere significative doti anticarie.

Ci sono quindi nuove prospettive sia per quanto riguarda l’odontoiatria rigenerativa, sia per quanto concerne la prevenzione della carie, in base a quanto emerso da due studi usciti a poca distanza l’uno dall’altro.

Nel primo, pubblicato su Advanced Healthcare Materials, i ricercatori del King’s College di Londra hanno dimostrato che la cheratina, somministrata in forma di gel, forma uno strato protettivo che, oltre a preservare lo smalto e sigillare i punti più vulnerabili dei denti di per sé, costituisce, con i minerali presenti nella saliva quali calcio e fosfato, una serie di composti in grado di ripristinare lo smalto, organizzati in una struttura tridimensionale molto simile a quella dello smalto stesso: un risultato mai raggiunto da altre sostanze. In più, dal momento che la cheratina è una proteina estremamente rappresentata in natura (per lo studio è stata ricavata dalla lana), si potrebbero ottenere dentifrici e altri composti odontoiatrici sicuri e sostenibili, anche sfruttando scarti di varie lavorazioni, peli e capelli. Se fosse utilizzata, potrebbe inoltre permettere di dire addio a diversi materiali sintetici e spesso tossici utilizzati oggi, la cui durata e le cui prestazioni per la rigenerazione dello smalto sono nettamente inferiori,a  fronte di rischi e impatti assai peggiori.

Il secondo studio è stato invece condotto in Cina su oltre 6.000 bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni, tutti con almeno due carie, che sono stati invitati a utilizzare un dentifricio con uno tra due dosaggi di arginina, oppure con fluoro (per controllo), per due anni. Come riportato su JDR Clinical & Traslational Research dagli autori, ricercatori della Sichuan University di Chengdu, alla fine coloro che avevano usato il dentifricio con la concentrazione di arginina più elevata (pari all’8% in peso) hanno avuto una diminuzione della carie (valutata secondi due parametri riconosciuti a livello internazionale) del 26% rispetto ai controlli, mentre coloro che avevano usato il secondo, con solo l’1,5% di arginina, non hanno avuto benefici ulteriori rispetto a quelli che avevano usato il dentifricio al fluoro.

L’arginina, aminoacido presente in molti alimenti, sembra quindi dotata di importanti proprietà anticarie, e anch’essa è più sostenibile e sicura rispetto ad altre sostanze come il fluoro. Se questo dati fossero confermati, potrebbe rimpiazzare quest’ultimo, almeno nei dentifrici per bambini, e offrire un’alternativa a chi preferisce sostanze che non comportino rischi o impatti ambientali significativi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 9 settembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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