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Il caffè bevuto al risveglio è davvero uno straordinario induttore di felicità, per tutti

Per chi è abituato a berlo – otto persone su dieci nel mondo – il caffè è un toccasana per l’umore, soprattutto se preso al risveglio. Chi lo beve mostra infatti molti meno segni di ansia, depressione e in generale cattivo umore rispetto a chi non lo fa. Lo dimostra uno studio controllato condotto in una situazione di vita reale, su oltre 230 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. I volontari sono stati suddivisi in due gruppi, e sottoposti a due test molto simili. In entrambi i casi, per due settimane il primo e per quattro il secondo, sono stati invitati a rispondere a un breve questionario via cellulare sette volte al giorno, nel quale si domandava di che umore si sentivano, e se avevano o meno bevuto caffè nei 90 minuti precedenti. Come illustrato sulla rivista del gruppo Nature Scientific Reports, chi aveva consumato caffè mostrava un tono dell’umore generalmente migliore, più stabile e ottimista, rispetto a chi non lo aveva bevuto. Non sono state incluse persone che non bevevano mai caffè, e può essere che chi ne ricavava gli effetti peggiori come il nervosismo si tenesse lontano spontaneamente dal caffè. Tuttavia, come hanno commentato dagli autori, ricercatori della Bielefeld University di Bielefeld, in Germania, sembra chiaro che chi consuma caffè soprattutto al mattino (entro 2,5 ore dal risveglio) inizi la giornata meglio. Oltretutto, l’effetto smbra prescindre dalal quantità (entro range normali) e da quanto caffè si beve abitualmente.

Sui motivi ci sono solo ipotesi, per ora, anche se per alcuni, che sviluppano una dipendenza e quindi hanno una vera necessità di assumere caffè dopo la pausa della notte, la soddisfazion del desiserio potrebbe contribuire. Il caffè blocca i recettori dell’adenosina, una sostanza prodotta dall’organismo, e questo aumenta il livello energetico e la veglia: due ottimi induttori di ottimismo. Probabilmente c’entrano però anche altri fattori, per ora solo ipotizzati. Di certo si sa che anche molti animali amano la caffeina: per esempio le api, i bombi e altri impollinatori preferiscono le piante che contengono caffeina.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 30 settembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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