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Che cosa conta di più per valutare l’abilità un cantante lirico? Il vibrato, e la potenza

Come si valutano la bravura e l’abilità di un cantante lirico? La domanda può sembrare strana, ma lo è meno di quanto si potrebbe pensare. Perché dai giudizi dei comitati e delle giurie dipendono le carriere di chi intraprende questo affascinante lavoro, ma ancora oggi la valutazione si affida a parametri quantomai personali dei giudici e in gran parte non noti. L’andamento di ciò che succede dopo molti anni di studio è quindi associato a qualcosa di pochissimo oggettivo, e questo non è positivo.

Tra gli elementi che hanno influenza sulle valutazioni ve ne sono alcuni legati alla voce, e altri al suono nel suo insieme. Tra i primi rientrano alcune tipologie di suono come il vibrato, e poi il timbro, la risonanza e la dizione dei recitativi, oltre alla capacità del cantante di riempire una sala da concerti con la sua voce senza bisogno di un’amplificazione. Quest’ultima caratteristica viene chiamata Formante del cantante, e si può misurare con uno degli altri parametri, quelli relativi al suono, e cioè il rapporto di potenza vocale o Singer Power Ratio (SPR), che misura il bilancio energetico di una voce in uno specifico intervallo di frequenze. Un altro indicatore è quello del rapporto tra armoniche e rumore o HNR (Harmonic Noise Ratio), che quantifica la chiarezza di una voce. Infine, c’è quello delle unità integrate di loudness a fondo scala o LUFS, che si usa per standardizzare l’audio delle registrazioni. La domanda quindi è: quale di questi parametri ha un ruolo maggiore nelle valutazioni dei giudici?

Per cercare di capirlo, gli psicologi della Reio University giapponese hanno analizzato le performance di dieci cantanti liriche giapponesi, alle quali è stato chiesto di eseguire il brano in italiano “Caro mio ben”, un’aria celeberrima, scritta nel Settecento, in condizioni standard. Le registrazioni poi sono state sottoposte a quattro insegnanti che abitualmente lavorano anche come giudici nei concorsi, tutti cantanti professionisti. Come riportato su Frontiers in Psychology, alla fine il risultato è stato che i più forti predittori di successo delle valutazioni sono il vibrato, caratteristica vocale più importante, e l’SPR, caratteristica del suono più rilevante. Gli altri fattori, per motivi di vario tipo, sono meno determinanti. Quanto scoperto potrà ora aiutare insegnanti e studenti a concentrarsi su ciò che conta di più, ai fini del superamento di prove esami e concerti, e aggiunge qualcosa alla comprensione di come gli esseri umani percepiscono e apprezzano la musica.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 settembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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