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La violenza sui minori si può scardinare anche con una terapia inusuale: il cinema

C’è uno strumento efficace e coinvolgente che può aiutare a diminuire il tasso di violenze domestiche sui minori: la realizzazione e la visione di film che affrontino i temi della genitorialità. Lo ha dimostrato uno studio condotto da una ONG chiamata Sermpanya Foundation, che lavora nei campi profughi asiatici (soprattutto tailandesi), e i cui risultati sono stati pubblicati su Lancet Regional Health – Southest Asia.

Tra le popolazioni costrette a fuggire, la violenza verso i minori è molto diffusa. Povertà, ignoranza ed enormi difficoltà quotidiane rendono i più piccoli bersagli particolarmente vulnerabili, anche in ambito familiare. I responsabili della ONG hanno voluto quindi capire se, coinvolgendo alcune famiglie nella realizzazione e poi nella visione di film che, tenendo conto della realtà e della cultura locale, promuovessero un miglioramento del rapporto tra genitori e figli o in generale caregiver, si potesse modificare la situazione. A tal scopo hanno selezionato oltre 2.000 caregiver di 44 comunità della zona di confine tra Myanmar e Tailandia, e li hanno suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto delle informazioni sulla genitorialità da parte dei servizi sociali e sanitari, l’altro è stato coinvolto nella realizzazione e poi nella visione di film della durata di 66 minuti sullo stesso tema, seguito da 40 minuti di discussione e da 5 minuti con la visione dei punti chiave del filmato. La lavorazione dei film è stata fatta interamente all’interno delle comunità, con la partecipazione diretta di membri delle famiglie coinvolte.

A quattro mesi di distanza dalla proiezione, tra coloro che avevano partecipato al programma si è registrata una diminuzione della violenza domestica del 9%, assente nel gruppo di controllo, ed è emerso un generale miglioramento dei sentimenti e della predisposizione relativi al ruolo di caregiver. L’uso di strumenti audiovisivi potrebbe quindi risultare più efficace rispetto ad altri metodi più tradizionali. Anche per questo gli autori, che appartengono alla Global Parenting Initiative, un’iniziativa internazionale sostenuta, tra gli altri, da LEGO Foundation, Oak Foundation, World Childhood Foundation, The Human Safety Net, e dallo UK Research and Innovation Global Challenges Research Fund, stanno pensando di mettere a punto una sorta di protocollo da portare a termine in cinque settimane, che sia adattabile alle differenti realtà, e che aiuti le comunità locali a realizzare film per migliorare la cura dei più piccoli, la condizione mentale dei caregiver e per diminuire la violenza domestica. Probabilmente, un procollo dle genere sarebbe utile anche ad altre latitudini. Perché la violenza sui minori, purtroppo, non ha confini.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 gennaio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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