Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

L’aspirinetta quotidiana protegge dal tumore al colon le persone più a rischio

L’assunzione quotidiana di un dosaggio ridotto di asprina potrebbe avere un effetto preventivo nei confronti del tumore del colon, soprattutto per le persone che non hanno uno stile di vita sano e sono quindi più a rischio. 

Da anni si studiano le potenzialità dell’acido acetilsalicilico (aspirina) nella prevenzione del tumore al colon, perché il suo effetto antinfiammatorio, insieme ad altri mecacnismo del farmaco, sembrano essere associati a una riduzione del rischio. Finora non ci sono mai state prove convincenti, ma ora uno studio pubblicato su JAMA Oncology dagli esperti del Mass General Brigham di Boston potrebbe cambiare la situazione. In esso infatti sono stati analizzati i dati di due grandi studi di popolazione, quello delle infermiere e quello dei professionisti sanitari, nei quali oltre 107.000 persone sono state seguite da quando avevano 49,4 anni e per almeno dieci anni. In generale, tra chi assumeva regolarmente aspirina il rischio è stato dell’1,98%, mentre tra chi non lo faceva del 2,95%. Analizzando lo stile di vita, però, sono emerse grandi differenze. Chi fumava, era sedentario, mangiava male e così via, cioè aveva una qualità di vita bassa, aveva un rischio di tumore del colon pari al 3,4% se non assumeva aspirina, e al 2,12% se lo faceva. Per chi aveva uno stile di vita migliore, le due percentuali erano pari, rispettivamente, all’1,5 e all’1,6%, quindi quasi identiche. In altri termini, in dieci anni, nel primo gruppo per evitare un caso bisognava trattare 78 persone, nel secondo 909: una grande differenza. Quanto ai dosaggi, anche se lo studio ha includo anche chi prendeva 325 milligrammi due volte alla settimana, per evitare il rischio di emorragie si ritiene che la dose ottimale sia quella della cosiddetta aspirinetta, e cioè 81 milligrammi al giorno.

Non è comunque dimostrata l’esistenza di un rapporto causale tra assunzione di aspirinetta e tumore del colon, ma solo la coesistenza dei due fenomeni. Per questo, prima di poterla consigliare, sarà necessario attendere studi specifici.


Data ultimo aggiornamento 27 agosto 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA