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Il lavaggio dei tendini della spalla infiammati
con farmaci cortisonici non serve a nulla

Il lavaggio dei tendini calcificati della spalla, con o senza farmaci cortisonici, potrebbe essere del tutto inutile. Uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal, condotto senza che né i pazienti né i medici sapessero che cosa veniva somministrato, e quindi in doppio cieco, mostra infatti che non c’è alcuna differenza, nell’evoluzione del dolore, tra un lavaggio vero, con o senza steroide, e uno solo simulato.

Nello studio, condotto tra il 2015 e il 2020 in sei ospedali di Svezia e Norvegia, oltre 220 persone con un’infiammazione dei tendini della spalla, persistente da almeno tre mesi e con calcificazioni, sono state sottoposte a un lavaggio sotto guida ecografica da solo o con cortisonici, oppure a un lavaggio solo simulato (in modo che ai pazienti sembrasse autentico). Dopo la terapia, a tutti è stato richiesto di eseguire a casa, un programma fisioterapico con esercizi specifici della durata di 4 ore. 

Ebbene, dopo quattro mesi non è stato possibile evidenziare alcuna differenza nella situazione dei pazienti, neppure tra chi aveva avuto una scomparsa delle calcificazioni e chi no, e lo stesso si è visto anche nei controlli successivi, e cioè dopo 8, 12 e 24 mesi. Solo poche settimane dopo il trattamento (tra 2 e 6), chi era stato sottoposto ai cortisonici aveva mostrato un miglioramento rispetto agli altri. Miglioramento che, però, evidentemente, era stato solo transitorio e divuto all’azione antinfiammatoria dei cortisonici.

Secondo gli autori, il recupero potrebbe essere dato da un effetto placebo, oppure dalla guarigione naturale della condizione o, ancora, dalla sola fisioterapia (per quanto piuttosto blanda, in questo caso, e praticata a casa), anche se, non essendoci un gruppo senza trattamento, non si può dimostrare con certezza quali siano le cause dell’attenuazione dei sintomi.

Ciò che emerge, comunque, è la necessità di un approfondimento, e anche quella di una revisione critica delle molte linee guida che indicano il lavaggio come terapia di prima scelta in caso di calcificazione dei tendini; potrebbe essere del tutto inutile. Secondo gli autori, c’è un abuso di questi trattamenti, sempre costosi e consigliati con troppa leggerezza. In attesa di nuovi dati e indicazioni aggiornate, meglio affidarsi alla giusta fisioterapia, sulla cui efficacia non ci sono dubbi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 13 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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