SUPERFOOD
Il kimchi coreano è un valido ausilio per
chi combatte il sovrappeso e l’obesità
Il kimchi coreano, piatto alla base della cucina nazionale e costituito da verdure fermentate insaporite con spezie, è un valido ausilio contro sovrappeso e obesità. Lo dimostra una serie di tre studi usciti in contemporanea e firmati dal World Kimchi Institute, ente di ricerca pubblico.
Il primo, pubblicato su Food Research International e condotto su modelli animali obesi, ha mostrato che una dieta ricca di kimchi riduce i marcatori dell’infiammazione, e fa diminuire il peso di più del 30%. Inoltre modifica il microbiota intestinale, aumentando la quantità di un batterio già associato all’obesità (in senso negativo), l’Akkermansia muciniphila.
Il secondo, uscito su Food & Function, è stato invece una valutazione di tipo epidemiologico, effettuata sui dati di 58.000 coreani in sovrappeso oppure obesi seguiti per almeno 13 anni nell’ambito dell’indagine chiamata Korea Genome and Epidemiology Study (KoGES). Anche in quetso è stato dimostrato che, soprattutto tra gli uomini, il consumo regolare di kimchi è associato a una diminuzione dell’indice di massa corporeo (che definisce il peso) del 15% e dell’incidenza di obesità del 12%.
Infine, nel terzo, uscito sul Journal of Functional Food, 55 uomini in sovrappeso o obesi sono stati trattati con una capsula di kimchi liofilizzato (da 60 milligrammi, con cavolo fermentato) tre volte al giorno per tre mesi, mentre altri 40 hanno avuto il ruolo di controllo, senza kimchi. Nei primi alla fine si è visto un cambiamento nel microbiota, anche in questo caso associato a un aumento di Akkermansia muciniphila e una diminuzione del 2,6% del grasso corporeo. Il gruppo di controllo, però, ha aumentato il proprio grasso del 4,7%, nello stesso periodo, e l’effetto del kimchi è quindi anche superiore a quel 2,6%. Nei soggetti trattati, inoltre, sono scesi i marcatori dell’infiammazione tipici dell’obesità.
Il kimchi sembra dunque esercitare una chiara azione antiobesità e prometabolica, dovuta almeno in parte a una modifica del microbiota intestinale.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 novembre 2024
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