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Bambini più felici e intelligenti già all’asilo:
il metodo Montessori trova nuove conferme

I bambini dell’asilo, di età compresa tra i tre e i sei anni, imparano meglio e prima se viene loro proposto il Metodo Montessori. E il costo per l’insegnamento diminuisce notevolmente.

E’ una promozione a pieni voti quella che arriva dalle pagine di PNAS, dove i pedagogisti e pediatri delle università della Virginia e della Pennsylvania hanno pubblicato i risultati delle loro osservazioni sull’andamento di quasi 600 bambini che avevano preso parte a un programma Montessori in uno tra 24 asili pubblici. In base ai test, i piccoli avevano avuto prestazioni migliori rispetto ai coetanei educati con metodi tradizionali in tutto: le capacità di memorizzazione e di apprendimento, quella di lettura, la comprensione sociale, lo svolgimento di funzioni di lavoro e così via, mostrando anche che quanto acquisito andava a costituire un patrimonio duraturo, che continuava a porli in una situazione di vantaggio nel tempo. Inoltre, grazie al minore rapporto numerico tra insegnanti e bambini, e al minor rischio di burn out degli insegnanti (che sono mediamente molto più soddisfatti del proprio lavoro) per ogni scolaro l’asilo risparmiava circa 13.000 dollari all’anno: una cifra non trascurabile.

Com’è noto, il metodo, messo a punto da Maria Montessori e sperimentato per la prima volta a Roma nel 1907, si basa sullo stimolo della curiosità dei bambini, sulla libertà di espressione e sulla finalizzazione delle azioni, e fino dalla sua introduzione si è rivelato vincente. Negli Stati Uniti sono già più di 600 le scuole che l’hanno adottato, e secondo gli autori tutte quelle pubbliche dovrebbero farlo, anche perché i benefici sono ancora più marcati tra i bambini delle classi sociali più disagiate.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 novembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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