AUTOIMMUNITà
Con l’età il lupus eritematoso sistemico allenta la morsa, e i pazienti stanno meglio

Chi sviluppa un lupus eritematoso sistemico, la più grave delle malattie autoimmuni, tende a migliorare con l’età. Questo fatto, noto agli immunologi che seguono i pazienti nel tempo, ha ora una spiegazione biologica, grazie a uno studio pubblicato su Science Traslational Medicine dai reumatologi dell’Università della California di San Francisco. Gli autori hanno infatti analizzato nel dettaglio le proteine e i geni presenti in poco meno di 300 pazienti e di circa 900 controlli sani di tutte le età, e hanno così stabilito un andamento temporale per le diverse classi di citochine, linfociti e altre molecole del sistema immunitario e relativi geni coinvolti.
Senza scendere nel dettaglio, ciò che emerge è che durante la giovinezza e fino ai quarant’anni circa si ha una sorta di esplosione della reazione immunitaria, esagerata e rivolta contro la maggior parte di organi e tessuti. Tuttavia, a partire dai 50-60 anni, la produzione di linfociti specifici, di interferoni e di altri mediatori pro-infiammazione cala sensibilmente, e anche se la situazione non si normalizza mai del tutto, di sicuro lo scenario cambia radicalmente, anche dal punto di vista epigenetico, cioè dell’espressione o meno di alcuni dei geni coinvolti.
Ciò significa che potrebbe presto essere possibile valutare il momento biologico in cui si trova un certo paziente. E anche che, se chi si è ammalato non ha riportato danni troppo gravi nei primi decenni della malattia, può contare su una vecchiaia più serena, nella quale probabilmente sarebbe anche corretto modificare le terapie, rendendole meno aggressive.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 agosto 2025
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