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Un vaccino contro le malattie da prioni

In uno studio pubblicato sulla rivista Vaccine un gruppo di ricercatori coordinato da Thomas Wisniewski, esperto della Scuola di Medicina della New York University, ha dimostrato per la prima volta l’efficacia di un vaccino contro le malattie da prioni, gruppo di patologie che include il cosiddetto morbo della mucca pazza

Primo nel suo genere, lo studio è stato effettuato sui cervi americani, specie che può essere colpita dal cosiddetto Chronic Wasting Disease (CWD). Come nelle altre malattie da prioni, anche nel CWD una proteina innocua (PrPC ) può trasformarsi in una forma patologica (PrPSc ), responsabile della malattia. Quando questa patologia colpisce un allevamento è quasi sicuro che tutti i capi saranno infettati, ma le autorità sanitarie temono anche un altro scenario: quello che prima o poi la malattia si trasmetta anche a mandrie di bovini e che da questi possa passare all’uomo, com’è successo nel caso del più noto morbo della mucca pazza.

Wisniewski e colleghi hanno testato sui cervi un vaccino ottenuto inserendo nel batterio Salmonella il gene per la proteina PrP, in modo che potesse stimolare la produzione di anticorpi contro quest’ultima. Il vaccino è stato utilizzato per vaccinare 5 animali, ai quali sono stati somministrati 8 richiami in 11 mesi. Ad altri 6 cervi è stato invece somministrato un placebo. Dopo aver verificato che gli animali vaccinati producessero una concentrazione sufficiente di anticorpi contro PrP, alla mandria è stato dato da mangiare del cibo infettato dal prione. A due anni di distanza solo uno dei cervi vaccinati non si era ammalato. Gli altri 4, pur essendosi ammalati, avevano contratto il CWD molto tempo dopo i 6 cervi che non erano stati vaccinati.

Questi risultati portano con loro la speranza che in futuro possa essere messo a punto un vaccino efficace anche contro questo tipo di malattie.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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