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Arriva un nuovo antibiotico contro gonorrea e altre infezioni. E’ il primo dopo 20 anni

Dopo oltre due decenni senza novità di rilievo, presto potrebbe essere disponibile un nuovo antibiotico efficace contro il batterio che provoca la gonorrea, la neisseria gonorrhoeae, appunto.

La malattia è in aumento (negli Stati Uniti l’incidenza è più che raddoppiata, negli ultimi dieci anni) e, soprattutto, crescono i casi con batteri che resistono agli antibiotici attuali. Per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le ha attribuito uno status di patologia prioritaria, contro la quale cercare farmaci e vaccini.

E il gepotidacin - questo il nome del farmaco - potrebbe essere una risposta. La molecola è stata messa a punto dalla GlaxoSmithKline (GSK), grazie anche al sostegno di finanziamenti pubblici statunitensi, e in uno studio di fase III si è dimostrata efficace quanto la terapia standard, costituita da ceftriaxone e azitromicina, due antibiotici classici ai quali sempre più ceppi, però, sono resistenti.

Come annuncoato per ora solo sul sito di GSK, il farmaco è stato sperimentato in 600 pazienti, e ha dato ottima prova di sé.

Poche settimane prima, attraverso le pagine di Lancet, erano stati resi noti i risultati positivi ottenuti su infezioni del tratto urinario causate da batteri quali E. coli, S. saprophyticus e la stessa neisseria, in oltre 3.000 pazienti che avevano preso parte a due studi clinici. Anche in quel caso, il farmaco ha retto bene ai confronti con le terapie standard, in gran parte ormai non più efficaci.

Sembra quindi vicino il momento in cui ci sarà un nuovo antibiotico per la gonorrea e le infezioni urinarie e forse, in futuro, anche per altre infezioni.

Per quanto riguarda la gonorrea, nel mondo ogni anno 82 milioni di persone si ammalano, e l’incidenza è in aumento. Se non trattata, l’infezione, che colpisce sia umoni che donne, può causare infertilità e altri problemi all’apparato genito-urinario, e facilitare l’infezione da HIV.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 marzo 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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