TERAPIA DEL DOLORE
La tossina botulinica aiuta gli amputati di guerra ucraini a soffrire molto di meno
                        La guerra in Ucraina ha già causato oltre centomila amputazioni non solo tra chi è al fronte, e continua a produrne ogni giorno. Il tentativo di alleviare le sofferenze di chi deve subirne una ha portato alla dimostrazione dell’efficacia di un utilizzo insolito della tossina botulinica o botox, nota soprattutto per gli usi in chirurgia estetica (ma già usata, in modo diverso, anche in questo ambito).
Tutto ha avuto inizio dalla collaborazione tra un medico militare in pensione della Northwestern University Feinberg School of Medicine, recatosi in Ucraina per dare una mano, e i colleghi degli ospedali First Medical Union di Lviv e Regional Hospital di Ivano-Frankivsk. Insieme, i chirurghi hanno trattato un quinto di 160 amputati con iniezioni di botox fatte non nel muscolo o nella cute, come si usa di solito, ma direttamente nei nervi delle zone immediatamente vicine all’amputazione (chiamate neuromi), grazie alla guida di un ecografo. Questi pazienti, come gli altri, di controllo, sono stati sottoposti anche a cure psicologiche, mediche e riabilitative. Quindi, come hanno poi riferito sugli Archives of Physical Medicine and Rehabilitation, sono andati a controllare la situazione del dolore (di solito molto acuto nei primi mesi) dopo uno e tre mesi, distinguendo quello cosiddetto dell’arto fantasma, che gli amputati sentono laddove l’arto non c’è più, e quello del moncone. Dopo un mese, i trattati avevano avuto una diminuzione di quattro punti su una scala di dieci, mentre quelli non trattati solo di un punto. Inoltre, il 69% dei primi aveva avuto un calo significativo, cioè di almeno il 30%, della sindrome dell’arto fantasma, mentre solo il 43% degli altri era migliorato da questo punto di vista. A tre mesi, però, l’effetto era sparito e i controlli a quel punto erano in condizioni migliori. La perdita di efficacia non stupisce, perché è noto che la durata degli effetti sui nervi del botox è all’incirca di tre mesi.
Il dato positivo è comunque il fatto che le iniezioni si siano rivelate efficaci e migliori, in una prima fase, del solo approccio tradizionale, e potrebbero quindi essere utilizzate su più pazienti. Occorreranno comunque altri studi, che i medici stanno conducendo sia in Ucraina che negli Stati Uniti. Del resto gli stessi autori hanno già pubblicato i risultati di un’altra procedura che riesce a mitigare il dolore degli amputati chiamata idrodissezione, semplice ed economica (che consiste nell’iniettare liquidi nella zona gonfia e dolorante del moncone, sempre con la giuda di un ecografo). Il frutto dei loro sforzi potrebbe essere utile a tutti gli amputati, e non solo a quelli degli scenari di guerra, anche per ridurre la necessità di oppiodi.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 novembre 2025
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