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Se dormi troppo (o troppo poco) l’intestino si infiamma

Dormire meno di sei ore e, parimenti, più di nove per notte può aumentare il rischio di sviluppare la colite ulcerosa, malattia autoimmune che causa un’infiammazione cronica dell’intestino.

A questa conclusione sono arrivati i ricercatori del Massachussetts General Hospital di Boston (Stati Uniti), che hanno analizzato i dati su due importanti studi condotti nel 1976 e nel 1989 su decine di migliaia di infermiere.

Come riferisce la rivista Clinical Gastroenterology & Hepatology, quando le ore di sonno giornaliere sono in media meno di sei aumenta il rischio di sviluppare la colite ulcerosa, e lo stesso accade quando sono più di nove.

Lo studio conferma quanto era emerso già nell’ambito di altre ricerche, e cioè che alterazioni del sonno possono influire pesantemente sul funzionamento del sistema immunitario, anche se i "meccanismi" di questa correlazione non sono ancora ben noti.

In ogni caso - suggeriscono gli autori - vista l’importanza del sonno, tra le indagini consuete, soprattutto in chi presenta i primi sintomi di malattia, vi dovrebbe essere sempre anche un approfondimento su durata e qualità delle ore dormite.


Data ultimo aggiornamento 11 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: colite ulcerosa, sonno



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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