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Per far crescere i figli sereni e intelligenti
c’è un’arma formidabile: la lettura

Abituare i bambini a leggere significa assicurare loro uno sviluppo più armonico, con performance scolastiche e in generale intellettive migliori, e con un rischio di depressione e altri disturbi dell’umore inferiore. Lo dimostra un grande studio condotto in collaborazione da ricercatori britannici, dell’Università di Oxford, e cinesi, della Fudan University di Pechino, pubblicato su Psychological Medicine, che ha preso in esame la storia di oltre 10.200 ragazzi. Gli autori hanno infatti analizzato i risultati ottenuti in indagini strumentali quali le risonanze, e poi test, interviste e resoconti scolastici di ragazzi che avevano acquisito l’abitudine a leggere regolarmente tra i due e i nove anni, oppure in giovani che avevano sempre letto poco, iniziando più tardi, o non avevano mai letto, trovando innanzitutto che le due tipologie rappresentano, grossomodo, metà della popolazione degli adolescenti ciascuna. Dopo aver introdotto numerosi fattori correttivi come lo stato socioeconomico della famiglia di provenienza, hanno poi verificato i risultati scolatici e visto così un chiarissimo legame tra il rendimento, le abilità verbali e quelle associate alla concentrazione e alla memoria, e il fatto di aver iniziato a leggere da piccoli. Inoltre, gli ex bambini lettori erano stati decisamente meno colpiti  da depressione, tendenza a mostrare aggressività e insofferenza alle regole e altri disturbi psicologici tipici dell’adolescenza. Infine, tendevano anche a passare meno tempo di fronte a un device come un cellulare o un computer, e a dormire più a lungo e meglio. Tutto ciò ha trovato riscontri anche nelle risonanze magnetiche, che hanno mostrato un maggiore sviluppo nelle aree specifiche. Abituare i bambini alla lettura fino dalla più tenera età è dunque un gesto che ha ripercussioni su tutto il loro sviluppo. Non bisogna comunque esagerare: secondo gli autori, il quantitativo di ore da dedicare alla lettura è di 12 ore alla settimana, perché per i bambini è importante anche avere spazio per l’attività fisica (meglio se all’aria aperta), il gioco la socializzazione con i coetanei e anche l’assenza di qualunque occupazione.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 luglio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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