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Per combattere l’artrosi del ginocchio,
lo yoga è efficace quanto la ginnastica

Lo yoga classico ha la stessa efficacia della ginnastica basata sulla resistenza, nel contrasto ai dolori tipici dell’artrosi. E in più ha effetti benefici sull’umore. Lo dimostra uno studio randomizzato i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA da un team internazionale di ricercatori americani, australiani e cinesi. In esso 140 persone di 40 o più anni, tutti con artrosi del ginocchio e un dolore di 40 su una scala di 100, sono stati invitati a seguire un programma di 12 settimane di yoga oppure di ginnastica, partecipando a due sessioni con un insegnante e poi facendone una casa da soli ogni settimana, seguite da tre sessioni domestiche nelle settimane dalla tredicesima alla ventiquattresima. Il risultato, alla fine, è stato che, nelle prime 12 settimane, i due approcci hanno avuto effetti equivalenti sia sul dolore che su diversi parametri fisici. In seguito, nel periodo andato fino alle 24 settimane, c’è stato un beneficio leggermente superiore con lo yoga, sia per quanto riguarda alcuni parametri fisici come l’adesione della colonna al pavimento, la flessibilità, l’equilibrio, sia per quanto riguarda il tono dell’umore.

Ancora una volta, quindi, la disciplina millenaria dello yoga, conferma tutta la sua efficacia, e può essere consigliata in aggiunta o in alternativa allaginnastica clasica. Anche perché, oltre a essere sicura e molto economica, assicura un indubbio beneficio sull’umore.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 30 maggio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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