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Nature: Così l’intestino si difende dai "nemici"

Come funzionano le difese dell’intestino, uno degli organi più esposti alle possibili aggressioni dei microrganismi (che vengono introdotti con il cibo), e dunque super “militarizzato”? Una videoanimazione, realizzata dalla Arkitek Scientific e pubblicata sul sito della rivista Nature Immunology, spiega cosa accade in questa zona tanto importante del nostro corpo, che contiene, fra l’altro, miliardi di batteri “buoni”, fondamentali per i processi digestivi (ma non sempre facili da controllare, in realtà). Il video, molto ben disegnato, è in inglese, e per aiutare i nostri utenti che non conoscono bene questa lingua abbiamo preparato una sintesi in italiano. Per guardare il video cliccate qui

Dal minuto 0.40 a 1.10. L’intestino può essere il punto d’origine di patologie infiammatorie, che nascono a causa di una risposta immunitaria mal controllata. L’intestino è spesso la zona del corpo umano in cui avvengono i primi contatti con i microbi. Ogni boccone di cibo contiene, infatti, una serie di microrganismi, che possono incontrare la mucosa intestinale. La maggior parte di questi “clandestini”, in verità, viene distrutta dall’ambiente acido dello stomaco, ma alcuni riescono a raggiungere l’intestino. 

Dal minuto 1.11 a 2.20. La superficie interna dell’intestino tenue (la prima parte dell’intestino, lunga  circa 7 metri) è ricoperta da villi (piccole estroflessioni), la cui funzione primaria è quella di assorbire le sostanze nutritive. Ma l’intestino ospita anche un gran numero di cellule immunitarie nel corpo umano. In particolare, lungo la mucosa si trovano circa 200 placche di Peyer, costituite da noduli linfatici che contengono un’abbondantissima quantità di cellule del sistema difensivo dell’organismo e hanno un ruolo chiave nel coordinare la risposta immunitaria agli agenti patogeni, garantendo nel contempo la tolleranza ai microrganismi “buoni” e al cibo. 

Dal minuto 2.21 al 3.00. All’interno delle placche di Peyer si trova un mix di cellule immunitarie, tra cui i linfociti B e i linfociti T, nonché le cellule dendritiche. Una funzione chiave di queste placche è la capacità di “leggere” gli antigeni (particolari molecole che sono presenti sulla parete di tutte le cellule) e di riconoscere quelli dei batteri e di altri “nemici”. Per aiutarsi in questo compito, le placche di Peyer hanno al loro interno un tipo di cellula specializzata, detta cellula M. La procedura di “campionamento” e lettura degli antigeni dà origine alle azioni difensive, ma anche a quella che viene definita la tolleranza immunologica: lo stop a reazioni cruente, cioè, contro quei microrganismi che svolgono una funzione utile per l’apparato digerente e, dunque, non devono essere eliminati.

Dal minuto 3.01 a 4.18. Particolari tipi di linfociti, detti cellule T regolatorie o T-reg, migrano fino alla sommità dei villi e lì rilasciano una molecola, chiamata interleuchina 10 (IL-10), che esercita un’azione soppressiva su altri tipi di cellule immunitarie e dunque tiene a freno, in questo modo, le infiammazioni non necessarie. Se, per qualunque motivo, si altera la produzione di IL-10, può prendere il via uno stato infiammatorio cronico nell’intestino.

Dal minuto 4.19 a 6.20. In caso di un attacco batterico, le cellule immunitarie vengono attivate e, nello stesso tempo, i linfociti T regolatori che si trovano nelle vicinanze riducono la produzione di IL-10, in modo da permettere una reazione difensiva completa. Anche le cellule dendritiche vengono attivate e iniziano a rilasciare molecole-chiave per i processi infiammatori, quali l’interleuchina 6 (IL-6), l’interleuchina 12 (IL-12) e l’interleuchina 23 (IL-23).
Entrano in gioco anche le cosiddette cellule T effettrici, che coordinano la progressiva intensificazione della risposta immunitaria. Una volta respinta l’invasione dei batteri, le cellule che sono rimaste danneggiate vengono sostituite. Nello stesso tempo i linfociti T regolatori sono di nuovo chiamati a placare la risposta immunitaria.
I ricercatori stanno cercando di individuare in modo sempre più preciso le cellule che vengono coinvolte nei meccanismi infiammatori, per realizzare terapie più efficaci, in grado di “governarle”, o - in caso di reazioni eccessive - eliminarle.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 dicembre 2016
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Vedi anche: • Uno squilibrio di "famiglie" di batteri scatena il Crohn


Tags: cellule dendritiche, linfociti T



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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