TOSSICOLOGIA
L’assunzione cronica di cannabis danneggia in modo permanente le abilità cognitive

Fumare grandi quantità di cannabis ha conseguenze negative sul cervello, che persistono anche dopo anni. Lo suggerisce uno dei più grandi studi mai condotti sul tema, appena pubblicato su JAMA Network Open dai ricercatori dell’Università del Colorado. In esso infatti sono stati attentamente valutati, tramite risonanza magnetica, i cervelli di oltre mille utilizzatori, che sono poi stati sottoposti a sette tipi di test sulle performance cognitive. Le persone analizzate erano state suddivise in tre gruppi in base alla quantità di cannabis consumata. Chi aveva fumato più di mille spinelli era stato considerato un grande consumatore, chi ne aveva fumati da 10 a 999 un consumatore medio e chi era rimasto al di sotto dei dieci un consumatore leggero. Il risultato è stato molto chiaro: coloro che erano stati grandi fumatori, considerando la vita intera (l’età dei partecipanti era compresa tra i 22 e i 36 anni), avevano una diminuzione del 63% dell’attività cerebrale di alcune aree collegate con la capacità di eseguire compiti complessi, con la concentrazione, la memoria e così via, e coloro che erano diventati grandi consumatori più di recente avevano lo stesso calo, ma ancora più accentuato, del 68%. Ciò significa che i danni, per chi consuma abitualmente cannabis in dosi significative, sono rilevanti, e persistono nel tempo. Solo con estrema lentezza il cervello riesce a recuperare, e lo fa solo parzialmente. Del resto, lo stesso si vede sottoponendo gli utilizzatori ai test cognitivi, e qualcosa di molto simile è già stato dimostrato da tempo sul cervello degli adolescenti.
Quando assunta a scopo ricreativo, specie se regolarmente, la cannabis non è innocua, per ciò che riguarda le funzioni superiori del cervello.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 febbraio 2025
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