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Sì alla terapia genica per i "bambini-bolla"

L’Agenzia Europea del Farmaco ha autorizzato l’uso di Strimvelis, messo a punto da Telethon, GlaxoSmithKline e San Raffaele di Milano. Guariti 18 piccoli pazienti con la ADA-SCID, rara malattia che li costringeva a vivere in stretto isolamento

Ha ottenuto il via libera definitivo dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) la terapia genica per i "bambini-bolla", così chiamati perché sono colpiti da una rara malattia (la ADA-SCID) che li priva delle difese immunitarie naturali e li costringe a vivere in un ambiente il più possibile sterile e isolato (una sorta di bolla, appunto). Sono i bambini raccontati anche da un film-tv americano, in cui recitava un giovanissimo John Travolta. La terapia approvata dall’EMA è stata denominata Strimvelis e ha permesso di guarire, fino a oggi, 18 bambini con la ADA-SCID (sigla che significa Severe Combined Immunodeficiency due to Adenosine Deaminase deficiency). Ma anche per altre sei malattie rare sono in corso, o in progetto, terapie sperimentali che seguono lo stesso modello (i tecnici parlano di “terapia genica curativa ex-vivo con cellule staminali”), grazie alla collaborazione fra la Fondazione Telethon, la GlaxoSmithKline e l’Ospedale San Raffaele di Milano.

Come funziona Strimvelis? Ai giovanissimi pazienti vengono prelevate cellule staminali presenti nel midollo osseo. Tramite un virus opportunamente modificato con tecniche di ingegneria genetica, queste cellule staminali vengono poi “infettate”, a fin di bene... Il virus, cioè, viene programmato per depositare all’interno delle cellule staminali un gene (cioè un tratto di DNA), che sostituisce un analogo tratto di DNA non funzionante in quei bambini. Le cellule staminali con il gene “giusto” vengono poi fatte moltiplicare e resinserite nel corpo del paziente attraverso un’infusione endovenosa (ne basta una). Seguendo il circolo sanguigno, le cellule “riparate” tornano nel midollo osseo e consentono al sistema immunitario di cominciare a funzionare normalmente, superando gli enormi problemi che la ADA-SCID crea, invece, ai pazienti. Per effetto della malattia, infatti, i piccoli malati mostrano una produzione alterata di linfociti (cellule fondamentali del sistema immunitario) e non riescono a difendersi dagli agenti infettivi, come batteri, virus, funghi. Per questo devono vivere in un ambiente sterile, limitando al minimo i contatti con il mondo esterno. «Strimvelis è una pietra miliare nella storia delle terapie avanzate, e il suo successo ci consente di guardare con ottimismo alla sua applicazione in altre patologie rare» - dice Alessandro Aiuti, coordinatore dell’area clinica dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget).

Quali sono queste altre patologie? «La leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich - risponde Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica. - È stata inoltre avviata da alcuni mesi la sperimentazione clinica per la beta talassemia. I risultati per queste malattie sono incoraggianti e ci auguriamo che possano presto diventare terapie concrete, come è avvenuto per l’ADA-SCID» .

L’alleanza fra GSK, Fondazione Telethon Italia e ospedale San Raffaele ha preso l’avvio nel 2010 e finora ha portato a un investimento di 135 milioni di euro. «Ma altri 120 milioni di euro verranno stanziati per i prossimi quattro anni - spiega Daniele Finocchiaro, presidente e amministratore delegato di GSK Italia. - Oggi siamo di fronte a una storia di successo, un’eccellenza che vedrà l’Italia accogliere bambini di tutto il mondo, ma che può diventare ancora più importante se sapremo tutti investire con convinzione su questo progetto». 

COS’È L’ADA-SCID - La malattia è causata, dicevamo, dalla presenza di un gene alterato, che viene ereditato da entrambi i genitori. Il gene difettoso blocca la sintesi di una proteina essenziale, chiamata adenosina-deaminasi (ADA), necessaria per la produzione dei linfociti. I bambini nati con ADA-SCID non sviluppano un sistema immunitario sano, per cui non possono combattere le infezioni più comuni, anche le più lievi. Il risultato è una malattia grave e potenzialmente mortale. In assenza di un trattamento rapido, la patologia spesso risulta fatale entro il primo anno di vita del bambino. Si stima che ogni anno in Europa siano circa 15 i bambini che nascono con l’ADA-SCID, e 350 nel mondo.

UN CAMMINO INIZIATO 16 ANNI FA - Gli studi che hanno portato all’approvazione di Strimvelis erano partiti nel 2000, all’Istituto San Raffaele Telethon. La conferma del successo della terapia arriva nel 2009, con la pubblicazione sul New England Journal of Medicine dei risultati ottenuti su 10 bambini provenienti da tutto il mondo. Nel maggio 2016 la rivista scientifica Blood pubblica i dati sulla sicurezza a lungo termine e sull’efficacia derivanti dall’analisi di 18 bambini con ADA-SCID, trattati tra il 2000 e il 2010. Tutti i bambini sono vivi, con un follow-up medio di sette anni. E dopo poche settimane arriva l’approvazione dell’EMA. I piccoli sono stati curati a Milano, ma provengono da diversi Paesi, fra i quali Svizzera, Stati Uniti, Belgio, Libano, Egitto e Turchia. 

Principale artefice di questo successo è Luigi Naldini, rientrato in Italia nel 2003, dopo un lungo periodo passato in California, presso il Salk Institute for Biological Studies di La Jolla (centro di ricerca fondato dall’inventore del vaccino anti-polio Jonas Salk), dove molti ricercatori erano impegnati a studiare l’Aids, e il suo virus responsabile, l’Hiv. Naldini ha avuto l’intuizione che la capacità mostrata da questo virus di entrare nelle cellule potesse essere sfruttata, dopo un’opportuna manipolazione, per trasformarlo in un “trasportatore” molto efficiente di materiale genetico, destinato alla terapia genica. E così è avvenuto, anche con altri vettori, studiati successivamente. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 29 giugno 2016
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: ADA-SCID, ingegneria genetica, malattie rare, ospedale San Raffaele



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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