Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Il virus dell’epatite E si trasmette anche
per via sessuale, oltreché attraverso il cibo

Il virus dell’epatite E, che finora si riteneva essere trasmesso solo attraverso il circuito oro-fecale, prevalentemente dai suini, in realtà potrebbe essere trasmesso anche, almeno, per via sessuale. E questo potrebbe spiegare perché da tempo si vede un’associazione tra l’infezione e una certa percentuale dei casi di infertilità maschile e di problemi nell’ambito delle gravidanze: l’infezione può provocare la morte del feto nel 30% dei casi. Lo hanno scoperto i veterinari dell’Ohio State’s Center for Food Animal Health, che hanno pubblicato su PLoS Pathogens quanto osservato. In sintesi, iniettando il virus in alcuni maiali, gli autori hanno dimostrato che, dopo 84 giorni, esso si ritrova nelle feci, come atteso, ma anche nel 19% dei campioni di sperma. Non è stato possibile, per ora, capire dove, esattamente, si situi il virus, e cioè se all’interno o all’esterno degli spermatozoi, né se si riproduca in quella sede o se vi arrivi già formato, ma il ritrovamento mostra che il virus E è capace di penetrare una barriera che permette il passaggio solo di pochissimi agenti patogeni: quella tra tessuto del testicolo e sangue. E, una volta giunto nel testicolo, danneggia il liquido spermatico, e può essere trasmesso per via sessuale.

Una percentuale variabile tra il 20 e il 50% dei casi di infertilità non ha spiegazioni: l’infezione da virus E potrebbe aiutare a comprenderli meglio. Inoltre, si potrebbe pensare a uno screening in caso di difficoltà di concepimento. 

Di solito, non in ambito riproduttivo, il virus provoca epatiti acute che si risolvono, ma che possono anche evolvere e dare danni neurologici, pancreatici e di altro tipo. Può essere contartto consumando carne infetta, ma solo se poco cotta, perché la cottura lo disattiva.

Infine, anche se i suini di non hanno sintomi, risentono anch’essi dell’infezione che, infatti, costituisce un problema per i capi allevati a scopi commerciali e riproduttivi. Conoscere questa via di trasmissione è importante anche da questo punto di vista.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 22 agosto 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA