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Il qigong contrasta efficacemente il mal
di schiena senza farmaci né attrezzature

Per contrastare il mal di schiena senza ricorrere ai farmaci si può chiedere aiuto al qigong, l’antica disciplina cinese incentrata sulla “forza vitale” che, sfruttando al meglio la respirazione e lo streching, può portare a risultati molto significativi. Lo conferma uno studio pubblicato su Pain Management Nursing dai ricercatori della Florida Atlantic University, che hanno lavorato, nello specifico, su una popolazione particolarmente colpita: quella dei veterani. I reduci di guerra, infatti, nel 75% dei casi riferiscono mal di schiena cronico (in una media compresa tra il 40 e il 70% a seconda delle rilevazioni). A causa dei traumi, dello stress post traumatico e di altri fattori, queste persone sono particolarmente soggette al mal di schiena, con ripercussioni gravi a livello personale, per esempio sulla possibilità di lavorare, o sul rischio di diventare dipendenti dagli oppiacei, troppo spesso consigliati come antidolorifici, negli Stati Uniti. Per questo gli autori hanno messo a punto un protocollo specifico della durata di otto settimane, e l’hanno sperimentato in un gruppo di veterani, controllandonumerosi parametri associati al dolore e al mal di schiena. Il risultato è stato una promozione a pieni voti: tutti gli indicatori del dolore sono migliorati, così come il sonno, la depressione e l’ansia, lo stress post traumatico e l’umore. Inoltre, sono emerse variazioni in una serie di indicatori dell’infiammazione quali l’interleuchina 8 e il fattore di necrosi tumorale alfa, a conferma della base appunto infiammatoria del dolore cronico.

La pratica regolare del qigong fornisce una gamma di terapie focalizzate sulla colonna vertebrale: piegamenti delicati, allungamenti e rafforzamento basati sull’integrità funzionale della colonna vertebrale e sui meccanismi connettivi.

E non richiede alcun equipaggiamento né attrezzatura: si può praticare anche a casa.

 

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 gennaio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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