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Il Covid 19 aumenta il rischio di diabete 2,
soprattutto tra le persone non vaccinate

Il Covid 19 aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, anche in chi è vaccinato, anche se la vaccinazione esercita, ancora una volta, un ruolo protettivo.

Tra i molti danni che l’infezione da Sars-CoV 2 lascia dietro di sé, tra i quali rientrano quelli neurologici, quelli respiratori e quelli cardiovascolari, ci sarebbe anche un aumento del rischio diabetologico, già documentato per la forma autoimmune, il tipo 1, e ora anche per quella solitamente associata al metabolismo, la 2. Il legame è emerso in diverse rilevazioni pubblicate nei tre anni di pandemia, ma ora uno studio pubblicato su JAMA sembra confermarlo al di là di ogni dubbio.

In esso infatti gli endocrinologi e immunologi del Cedars Sinai di Los Angeles hanno verificato l’incidenza della malattia in oltre 23.700 persone (età media: 47 anni, nel 54% dei casi donne) di cui erano disponibili tutti i dati e lo stato di vaccinazione, e che avevano avuto almeno una volta il Covid 19 tra il 2022 e il 2022.

In generale, il diabete di tipo 2 si è sviluppato nel 2,1% dei soggetti, nel 70% dei casi dopo il Covid, e nel 30% prima: un dato di per sé più che chiaro.

Per le persone non vaccinate, il rischio è stato del 2,7%, con un esordio della malattia avvenuto nel 74% dei casi dopo il Covid 19 e nel 26% prima.

Per i vaccinati, invece, l’incidenza è stata più che dimezzata, pari all’1% del totale, con esordio avvenuto nel 51% dopo il Covid 19, e nel 49% dei casi prima.

La differenza tra prima e dopo, e tra stato vaccinale sembra essere inequivocabile. Meno chiare, invece, le cause, che nel caso della forma autoimmune sono riconducibili, probabilmente, a una reazione immunitaria troppo forte stimolata da Sars-CoV2, cui segue l’autoimmunità. Nel caso del diabete di tipo 2, si pensa piuttosto a un’anticipazione dell’esordio indotta dallo stato di infiammazione cronica tipico del Covid 19.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 28 febbraio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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