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Il cervello si mantiene giovane anche con
la creatività espressa nel tango o nell’arte

Per mantenere il cervello giovane bisogna dedicarsi a un’attività creativa. E, tra tutte quelle possibili, un’ottima scelta è il tango, disciplina che richiede al tempo stesso concentrazione, coordinamento motorio e creatività.

Il ruolo della stimolazione del cervello nella prevenzione del suo invecchiamento è noto da tempo, ma ora uno studio pubblicato su Nature Communications dai ricercatori dell’Università di San Andrès di Buenos Aires, in Argentina, conferma i benefici a livello neurologico. In esso sono stati elaborati i dati neurologici di oltre 1.200 persone, raccolti in studi condotti in dieci paesi, in base a indici che definiscono l’età reale del cervello rispetto a quella biologica, ed è stata così definita una griglia. Quindi, con gli stessi criteri, sono stati analizzati i cervelli di oltre 230 persone che si dedicavano a quattro tipi di attività, e cioè il ballo, la musica, i giochi elettronici e la video arte, e il risultato non ha lasciato dubbi. Tutti coloro che si dedicavano a una delle quattro tipologie di hobby avevano un cervello più giovane rispetto all’età biologica. Nel caso del ballo, e in particolare del tango, il beneficio era addirittura di sette anni, in media. A ulteriore conferma, gli autori hanno insegnato a 24 persone a giocare a un gioco elettronico strategico, che quindi richiede creatività, oppure a uno meno creativo, e dopo qualche settimana di sessioni quotidiane hanno misurato l’età biologica dei cervelli dei partecipanti, trovando un miglioramento delle connessioni nei primi, e scarsissimi effetti nei secondi.

Il consiglio, valido per tutti, è quindi quello di tenere il cervello sempre allenato con attività creative…per esempio, frequentando una scuola di ballo.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 ottobre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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