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Due yogurt a settimana per diversi anni prevengono lo sviluppo di tumori del colon

L’abitudine a mangiare yogurt regolarmente, protratta per anni, può abbassare il rischio di sviluppare un tumore al colon retto anche del 20%. In particolare, parte dell’effetto potrebbe essere dovuta a un batterio sempre presente nei prodotti derivati dalla fermentazione del latte vaccino, il Bifidobacterium.

L’associazione sembra emergere da uno studio pubblicato su Gut Microbe, nel quale sono stati presi in esame i dati di due grandi studi di popolazione, quello sulle infermiere e quello sul personale sanitario maschile, iniziati rispettivamente nel 1976 e nel 1986. In totale, queste due ricerche hanno coinvolto 100.000 e 50.000 persone, sempre rispettivamente, tutte seguite per decenni. Tra i partecipanti, nel tempo ci sono stati circa tremila casi di tumore del colon. Per oltre 1.100 di questi ultimi erano disponibili dati sulla presenza o meno di bifidobatteri nel microbiota. Analizzando le abitudini alimentari, gli autori, ricercatori della T.H. Chan School of Public Health di Harvard e del Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno dimostrato che chi aveva consumato due o più porzioni di yogurt alla settimana per anni aveva avuto una protezione del 20%, soprattutto nei confrointi di alcuni tipi specifici di neoplasia. Inoltre, le persone che avevano il bifidobacterium nel proprio microbiota erano risultate protette,mentre quelle che non lo avevano erano quelle per le quali si era visto un aumento del rischio.

Lo studio presenta alcuni limiti come il fatto di essere basato su ciò che riferivano i partecipanti in merito alla propria dieta, o quello di essere limitato a un solo ceppo batterico, tra i molti presenti negli yogurt. Tuttavia, sembra  rinforzare un messaggio: assumere regolarmente prebiotici fa bene all’intestino, e contribuisce a mantenerlo in salute. Ma solo se lo si fa regolarmente e per periodi di tempo prolungati, perché i batteri somministrati dall’esterno impiegano diverse settimane ad attecchire e proliferare, e se non hanno il tempo di farlo la loro azione è nulla, o di poco conto e temporanea.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 febbraio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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