ARIA MALATA
I dati di 2,1 milioni di bambini confermano
il legame tra inquinamento e autismo
Già indicato come una delle possibili cause esterne che aumentano il rischio di autismo, l’inquinamento atmosferico si conferma tale in un grande studio pubblicato su JAMA Network Open, che associa l’esposizione in diverse fasi della gravidanza a un aumento della probabilità di avere un figlio con tratti dello spettro autistico.
Nello specifico gli autori, ricercatori dell’Environmental Health Science and Research Bureau di Ottawa, in Canada, hanno analizzato i dati di 2,1 milioni di bambini nati in Ontario tra aprile e dicembre del 2022, pari al 98% dei nati, e li hanno confrontati con i dati relativi all’inquinamento della zona dove risiedevano le madri durante la gravidanza. In particolare, hanno verificato le concentrazioni di sale marino, carbone, polvere, ammonio, nitrati, materia organica, solfati, ossidi di azoto, polveri sottili PM2,5 e ozono dal concepimento fino alla trentaseiesima settimana. Il risultato è stato un aumento del rischio associato a solfato (+15%), ammonio (+12%), polveri sottili PM2,5 prima della nascita (in quanto veicoli di ammonio e solfato) e all’ozono nelle prime settimane di vita (+9%). Non il paracetamolo, quindi, e neppure i vaccini sono da tenere presenti per quanto riguarda il rischio, ma l’inquinamento atmosferico, che di certo peggiorerà nei prissimi mesi. La causa? la nuova corsa ai combustibili fossili inaugurata da quella stessa amministrazione (Trump) il cui ministro per la salute Robert Kennedy jr ha dichiarato guerra a fantomatiche tossine che con l’autismo non c’entrano nulla. Se volesse prevenire l’autismo, dovrebbe impegnarsi contro inquinamento, pesticidi e PFAS, tutte cause certe di un possibile, lieve aumento del rischio.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 novembre 2025
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