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Vaccinazioni assolte: nessun legame con la sclerosi multipla

Non c’è alcun legame tra le vaccinazioni, e in particolare tra quella contro l’epatite B e quella contro il papillomavirus (HPV), e la sclerosi multipla. In alcuni soggetti, quando la malattia è già presente, il vaccino può al limite accelerare la comparsa dei sintomi.

Scagionano ancora una volta le immunizzazioni dalle accuse di favorire alcune malattie tra le quali quelle autoimmuni (e in particolare la sclerosi multipla) i risultati pubblicati dai ricercatori del Kaiser Permanente di Pasadena, in California, su JAMA Neurology, perché dimostrano l’assenza di un nesso causale tra i due eventi.

Per giungere ai loro risultati, gli autori hanno analizzato la storia di 780 persone colpite dalla sclerosi multipla o da un’altra malattia demielinizzante, e di oltre 3.800 controlli.

Hanno visto che non esistono associazioni dirette nei tre anni successivi al vaccino; si può evidenziare soltanto un aumento delle diagnosi della sclerosi multipla e delle malattie correlate nei 30 giorni seguenti l’immunizzazione, probabilmente dovuto al coinvolgimento del sistema immunitario nell’emersione di un disturbo preesistente.

Le vaccinazioni escono quindi ancora una volta promosse, e mantengono tutta la loro importanza per la salute personale e per quella collettiva.


Data ultimo aggiornamento 11 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: papilloma virus, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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