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Graminacee boom in questi giorni
Protetto chi si è vaccinato per tempo

In compresse o in gocce, i farmaci permettono di immunizzarsi, in modo più agevole rispetto al vecchio iter a base di iniezioni. Ma, per essere efficace, la terapia deve cominciare almeno tre o quattro mesi prima della fioritura

di Silvia Soligon

Tra il mese di maggio e le prime settimane di giugno le allergie alle graminacee esplodono con tutti i loro sintomi caratteristici: dagli starnuti ai fastidi agli occhi, i disturbi che in questo periodo tormentano le giornate di chi è allergico ai pollini possono compromettere significativamente la qualità della sua vita. Il problema riguarda milioni di cittadini europei, che all’aumentare delle temperature e con la fine delle giornate di pioggia vivono una vera e propria esplosione della sintomatologia. A puntare i riflettori sull’argomento è la SIAAIC (Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica), che proprio in concomitanza con la puntuale ricomparsa del problema spiega come affrontarlo in modo efficace.

I VACCINI, SOLUZIONE IDEALE - «Per la cura delle allergie alle graminacee di consigliano i vaccini antiallergici in compresse o gocce sublinguali”, spiega Oliviero Rossi, allergologo dell’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze ed esperto SIAAIC. Quelle ai pollini sono infatti alcune delle allergie che possono essere trattate con i cosiddetti vaccini, più propriamente indicati con l’espressione “immunoterapia specifica”. Il trattamento consiste nella somministrazione di quantità progressivamente più elevate degli allergeni che scatenano i sintomi dell’organismo. In questo modo l’organismo impara a tollerarli, evitando la reazione allergica che porta ai classici problemi agli occhi e alle vie respiratorie, ma non solo. L’immunoterapia specifica permette infatti anche di evitare che l’allergia di cui si soffre si aggravi e che ne compaiano di nuove.

Spesso il vaccino antiallergico viene automaticamente associato alla necessità di sottoporsi per anni a delle iniezioni, seguendo un iter che può scoraggiare anche i più decisi a sconfiggere la loro allergia. In realtà, come spiegato dall’esperto, nel caso delle graminacee per combattere il problema alla radice è possibile assumere il vaccino per via orale. Compresse e gocce devono però essere assunte in anticipo. «Vanno somministrate 3­4 mesi prima della fioritura», precisa Rossi, ricordando che «questa cura è da proseguire fino alla stagione dei pollini».

Chi non avesse fatto in tempo a proteggersi in questo modo non deve però disperare. «Per i ritardatari ­ rassicura infatti l’esperto ­ ci sono anche i nuovi farmaci per uso locale in spray, che comprendono antiinfiammatori e antistaminico per bloccare i sintomi:bastano una settimana o 10 giorni per avere un sollievo immediato».

LONTANO DALLE CITTA’ - Dato che anche l’inquinamento influenza (in molti casi, amplificandola) la comparsa dei sintomi delle allergie alle graminacee, spesso chi soffre di questi disturbi sta peggio in città che in campagna, anche se può sembrare un paradosso. Per questo, nei limiti del possibile, le persone gravemente allergiche dovrebbero cercare di allontanarsi dalle zone più densamente abitate (e, appunto, inquinate). Certo, l’ideale sarebbe spostarsi in riva al mare, dove la brezza riduce ulteriormente il livello di pollini nell’aria. Ma per molti è soltanto un sogno...

Data ultimo aggiornamento 3 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: allergie, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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