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Funziona il vaccino contro Ebola
sperimentato dai militari americani

E’ stato preparato usando il virus della stomatite vescicolare (una malattia dei bovini), modificato con materiale genetico tratto da uno dei ceppi di Ebola

Sono buoni i risultati della prima fase clinica di sperimentazione di uno dei vaccini allo studio contro il virus Ebola, appena pubblicati sul New England Journal of Medicine dai virologi dei National Institutes of Health statunitensi, insieme ai medici militari del Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring. Nell’ambito dello studio, 52 volontari sani sono stati trattati in parte con il nuovo vaccino, chiamato rVSV-ZEBOV (una variante della "famiglia" di vaccini di questo tipo, chiamati VSV-ZEBOV), e in parte con un placebo. Il vaccino in questione è stato ottenuto utilizzando il virus della stomatite vescicolare (una malattia che colpisce prevalentemente i bovini), nel quale è stato inserito un frammento di materiale genetico prelevato da uno dei ceppi di Ebola, chiamato Zaire. Ebbene, dopo 14 giorni dall’immunizzazione, il 93% dei vaccinati aveva sviluppato una potente risposta anticorpale senza effetti collaterali gravi: solo il 30% aveva avuto un po’ di febbre, passata dopo un giorno, e in alcuni casi dolore nel punto dell’iniezione.

Il vaccino è stato sviluppato in un primo tempo della Public Health Agency of Canada (l’autorità pubblica canadese che si occupa della salute) e poi dato in licenza alla BioProtection Systems, un’azienda di biotecnologie che è sostenuta in queste ricerche dal Dipartimento della Difesa statunitense, e successivamente affidato in sub-licenza alla Merck.

La sperimentazione è per ora alla fase 1, cioè quella su un numero limitato di pazienti, per definire efficacia e sicurezza del nuovo medicinale. Nei prossimi mesi, rVSV-ZEBOV passerà alla fase II e, se i risultati saranno confermati, alla fase III, su un numero molto più ampio di persone. Soprattutto, bisognerà capire se la protezione dal virus Ebola resterà solida anche a distanza di lungo tempo.’

A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 aprile 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


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Tags: ebola, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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