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Vincere la paura dei vaccini? È possibile
soltanto con l’informazione e la Storia

In libreria un testo agile e molto ben documentato di Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa (Carocci editore). L’avversione degli anti-vax nasce da insuccessi reali, raccontati nel volume, ma soprattutto da un intreccio di fakenews che si autoalimentano al di là di ogni smentita

di Maria Santoro

“Informati e vaccinati” è il titolo del nuovo libro pubblicato per la collana Città della Scienza da Carocci editore. L’autore, Pier Luigi Lopalco, è professore ordinario di Igiene all’Università di Pisa, e per anni è stato a capo del Programma delle malattie prevenibili da vaccinazione presso lo European Centre for Disease Prevention and Control di Stoccolma. Il titolo, spostando avanti o indietro l’accento, assume una diversa connotazione. «Preferisco l’asserzione (che poi è pure l’espressione di un desiderio) all’imperativo - commenta Lopalco. - Come uomo di sanità pubblica mi sta a cuore il plurale più che il singolare». 

Il professor Lopalco ha scritto questo libro con lo scrupolo di uno storico, la passione di uno studente di medicina e le virtù di uno scienziato. La storia è  “maestra delle azioni nostre” scriveva Niccolò Machiavelli, così tra le rudimentali tecniche messe a punto in Cina nel XVI secolo e le più sofisticate tecnologie di cui oggi disponiamo, Lopalco ricorda senza timori  anche la storia degli insuccessi vaccinali, Cutter e Fort Dix. Errori che hanno preceduto e ispirato successivi progressi: «Ho raccontato quei disastri per dimostrare come le vaccinazioni che facciamo oggi sono anche il risultato dell’esperienza accumulata nel corso dei decenni di utilizzo dei vaccini – afferma. - L’incidente Cutter fu l’occasione per rivedere completamente le procedure autorizzative dei vaccini e rafforzare l’ente governativo statunitense deputato al controllo, la Division of Biologics Standard. Quel che è successo nel 1976 dimostra che se c’è un problema di sicurezza, non passa inosservato».

La messa a punto di un vaccino non è cosa da poco. Prima le caratteristiche del farmaco vengono testate su modelli animali, successivamente si avvia la sperimentazione sull’uomo, che si articola in tre distinte fasi: la prima serve a controllare che funzioni e sia tollerato, la seconda con la sperimentazione clinica su vasta scala valuta l’immunogenicità (l’efficacia del vaccino a stimolare la produzione di anticorpi) e sicurezza, infine la terza dimostra la capacità di prevenire la malattia, spesso con l’aiuto di un gruppo di controllo. Questa filiera così complessa e laboriosa può durare circa dieci o quindici anni, mentre la valutazione della sicurezza di un vaccino prosegue anche dopo la sua commercializzazione, grazie agli enti regolatori: la Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti, e l’European Medicines Agency (EMA) nell’Unione Europea. «Ad oggi, per esempio - sottolinea Lopalco - abbiamo dati sulla sicurezza  raccolti su oltre 180mila dosi somministrate di vaccino contro il virus HPV (papilloma virus). Senza dubbio i vaccini sono i farmaci più studiati, al contrario invece dei prodotti omeopatici, che ritroviamo in commercio, spesso nelle farmacie, senza alcuna evidenza scientifica».

Alla fine del Settecento l’aspettativa di vita non superava i 35 anni; tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento raggiungeva e talvolta superava  i 50 anni. Oggi, grazie agli antibiotici e ai vaccini che hanno cambiato le sorti della specie umana, la speranza di vita è compresa tra gli 80 e gli 85 anni. Neppure questo inconfutabile dato è però sufficiente agli antivaccinisti per abbandonare il campo di battaglia: «In epoca prevaccinale – scrive Lopalco – in Italia si verificavano in media 500mila casi di morbillo ogni anno, con circa 300 morti, mentre durante le epidemie di poliomielite erano colpiti dalla malattia fra i 6mila e i 10mila bambini».
A dire il vero i movimenti novax sono vecchi quanto i vaccini almeno. Esistono vignette dell’Ottocento raffiguranti persone, in special modo bambini inoculati, che assumono sembianze bovine. Oggi, invece, spopolano altre fantasiose “leggende”. Una per tutte, quella dell’ex-medico britannico Andrew Wakefield, che nel 1998 ha inventato la correlazione tra il vaccino per MPR (morbillo, parotite e rosolia) e la comparsa dell’autismo, smentita ufficialmente soltanto nel 2004. Eppure Wakefield, radiato dall’ordine dei medici per avere falsificato i dati e sottoposto bambini a esami diagnostici invasivi, viene puntualmente citato dai novax come fonte scientificamente attendibile: «Quando si entra in un blog antivaccinista, si rimane avvinghiati in una rete di link, rimandi e citazioni – spiega Lopalco – e abbiamo l’impressione che esista un intero mondo scientifico che produce ricerche e dati in contrasto con la scienza ufficiale». 

Una paura ancestrale spinge gli individui, nel caso dei vaccini soprattutto, a preferire rischi notevoli rispetto a rischi limitati. La scarsa percezione dei rischi concreti, a favore dell’eccessiva percezione di rischi rari, è esemplificata efficacemente dal professor Lopalco: «Se chiedessimo alle persone di mettere in ordine una lista di animali - spiega - dal più pericoloso al meno pericoloso, difficilmente i cani starebbero prima degli squali, sebbene il numero di morti provocate da cani domestici, nel mondo, sia di gran lunga superiore a quello degli squali. Tradotto, si preferisce “non mi vaccino e prendo la malattia” a mi “vaccino e ho un evento avverso”». 

Oggi il vaccino esavalente è composto soltanto da 25 antigeni diversi. Un notevole passo in avanti, se consideriamo i 5mila del vecchio vaccino cellulare contro la pertosse e i 200 di quello per il vaiolo. Ma sono molti i genitori che diffidano, e pensano sia inappropriato chiedere al sistema immunitario di un bambino di rispondere a stimoli antigenici per sei malattie in una sola volta: «Cosi capita che chiedano di personalizzare il calendario delle iniezioni - afferma Lopalco - senza sapere che, vaccinando al di fuori degli schemi prestabiliti, il bambino viene inutilmente esposto a rischi di infezione».

Il libro del professor Lopalco affronta a viso aperto le più spinose questioni legate al tema e alla disinformazione scientifica in Italia, e prova a dissipare i dubbi di tanti genitori affinché scelgano, con o senza l’obbligo di legge, di proteggere i loro figli. Non solo ci aiuta a respingere con forza teorie pseudoscientifiche, ma anche a difendere un diritto inalienabile alla salute, vaccinandoci prima contro il fenomeno così diffuso del cosiddetto “cherry picking” (in italiano: scegliere le ciliegie).  Lo cherry picking consiste nel selezionare soltanto i risultati comodi a suffragio delle proprie teorie e convinzioni. È invece molto importante riconoscere la qualità delle evidenze scientifiche: «Chi cerca di convicerci di una teoria utilizzando un singolo studio - conclude Lopalco - non sa come funzioni davvero la scienza. E se lo fa in malafede, è un pericoloso truffatore».

Data ultimo aggiornamento 24 marzo 2018
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: recensioni, vaccinazione, vaccini



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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