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Più vicino il vaccino
contro il Marburg (e forse Ebola)

I ricercatori dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, hanno identificato un gruppo di anticorpi capaci di uccidere un microbo strettamente imparentato con l’Ebola, il virus Marburg. In uno studio pubblicato sulla rivista PLoS Pathogens i ricercatori hanno dimostrato che l’efficacia di questi anticorpi varia tra il 90 e il 100% e che in alcuni casi riescono ad eliminare anche l’Ebola.

La scoperta apre la strada alla messa a punto di un vaccino contro questo virus, un microbo ancora più letale rispetto all’Ebola. Il Marburg arriva infatti ad uccidere fino al 90% delle sue vittime. Ad oggi non esistono vaccini o terapie efficaci contro le infezioni che può causare. Dato, poi, che la loro incidenza nell’uomo è stata minore rispetto a quella delle infezioni da Ebola, anche gli studi sul tema sono stati molto pochi.

Gli autori di questa ricerca avevano però studiato il Marburg già in passato, identificando nelle particelle virali una particolare proteina di cui hanno verificato le potenzialità come bersaglio di anticorpi specifici. Collaborando con alcune aziende biotecnologiche californiane, i ricercatori hanno prodotto diversi anticorpi diretti contro questa proteina, sperimentandone l’efficacia su animali infettati con il virus Marburg. E’ stato così dimostrato che alcuni di questi anticorpi sono molto efficaci e provocano la morte di quasi tutti i virus. Il fatto, poi, che alcuni degli anticorpi testati siano risultati efficaci proprio contro Ebola conferma che la proteina bersaglio è cruciale per la sopravvivenza dei virus di questo tipo.

Secondo i virologi avere a disposizione un rimedio così efficace sarebbe molto importante in caso di epidemie come quella di Ebola che ha flagellato l’Africa Occidentale nei mesi scorsi. Ora gli studi proseguiranno con le necessarie sperimentazioni nei primati prima e nell’uomo poi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 luglio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: Ebola, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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