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Pertosse, il vaccino sta perdendo efficacia?

Il vaccino contro la pertosse potrebbe essere destinato a perdere la sua efficacia. L’avviso arriva dalla Gran Bretagna, dove è stato registrato un significativo aumento dei casi di questa malattia infettiva, passati dai 900 registrati nel 2008 agli oltre 10mila del 2012. A fare il punto della situazione è un articolo pubblicato sul sito della BBC, che concentra l’attenzione su un preoccupante fenomeno: i cambiamenti delle proteine del batterio responsabile della malattia (la Bordetella pertussis). Queste proteine vengono utilizzate come "strumenti" per stimolare la risposta immunitaria di chi viene vaccinato, ma - sottolinea la BBC - in una serie di varianti che in parte sono diverse da quelle davvero presenti attualmente sul batterio (perché cambiano con grande velocità).

Noto come "acellulare" (perché, appunto, utilizza specifiche molecole e non l’intera cellula del batterio della pertosse, sia pure attenutato, per innescare la risposta immunitaria), secondo alcuni esperti questo vaccino, introdotto nel 2004, ha provocato in modo indiretto l’aumento dell’incidenza della pertosse, perché ha protetto con minore efficacia chi l’ha utilizzato. L’immunità garantita sembrerebbe infatti meno duratura rispetto a quella ottenibile con la versione precedente del vaccino, basata sulla somministrazione del batterio attenuato. Gli ultimi studi hanno inoltre svelato, come si diceva, che le proteine contro cui è diretto il vaccino mutano a una velocità maggiore rispetto ad altre proteine sulla superficie del batterio, che quindi potrebbe aggirare l’immunità acquista con la vaccinazione. 

Gli esperti propongono diverse soluzioni a questo problema. Si potrebbe ad esempio pensare di potenziare il vaccino addizionandolo di nuovi adiuvanti (sostanze che potenziano la risposta immunitaria), oppure rivalutare, con i sistemi moderni, la prima formulazione del vaccino.

LA STORIA DEL VACCINO. Il vaccino acellulare è stato messo a punto in Italia negli anni novanta, e ha rappresentato un significativo passo in avanti dal punto di vista della sicurezza della vaccinazione. Oggi, però, sembra dover fare i conti con un batterio in grado di adattarsi.

Il vaccino non è obbligatorio ma è consigliato a 8 settimane di vita, ed è inserito all’interno di formulazioni multiple (penta o esa-valente).’

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: pertosse, vaccinazione, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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