Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Nel Neolitico gli abitanti della Mesopotamia erano inclusivi e ospitali gli uni con gli altri

L’immagine più diffusa degli uomini e delle donne del Neolitico (8.000-3.500 a.C. circa) è quella di membri di comunità chiuse e aggressive le une nei confronti delle altre. Niente di più sbagliato, almeno per quelle che si sono sviluppate in Medio Oriente, nell’antica Mesopotamia, che erano invece aperte agli scambi con le popolazioni vicine, e integravano facilmente i nuovi membri, rendendoli a tutti gli effetti cittadini.

A smentire una visione stereotipata e ormai non più valida è un lavoro dei ricercatori dell’Università di Barcellona, in Spagna, condotto sia con metodi prettamente scientifici come l’analisi degli isotopi radioattivi (che fornisce la datazione e la provenienza di un reperto), sia con un inquadramento archeologico e di contesto più generale, che ha permesso di ipotizzare uno scenario credibile, e suffragato da prove.

Gli archeologi hanno lavorato su reperti provenienti da un insediamento dell’attuale Siria, vicino ad Aleppo, a Tell Halula, nella valle del fiume Eufrate, dove si trovano numerose sepolture stratificate, sul quale hanno condottiìo studi tra il 1991 e il 2011, dovendosi poi interrompere a causa della guerra. Nello specifico, hanno analizzato gli isotopi di ossigeno e stronzio presenti nello smalto di 71 denti prelevati in cinque siti siriani nei quali sono prresenti resti che coprono tutto il Neolitico nonché altri reperti di quelle popolazioni, vissute nell’area tra 11.600 e 7.500 anni fa. E hanno fatto molte scoperte interessanti. Come hanno riferito su Scientific Reports, infatti, hanno visto che, una volta fondato e stabilizzato il villaggio, la popolazione accoglieva anche membri di villaggi vicini (lo si vede seguendo le tracce degli isotopi) e che le donne si muovevano più degli uomini, forse per matrimoni combinati o forzati.

I nuovi arrivati erano velocemente integrati: nelle tombe si trovano sepolture di residenti e di forestieri le une accanto alle altre, e tutte sottoposte alle stesse procedure rituali. Altre prove archeologiche confermano le convivenze e gli scambi continui. Le prime comunità di agricoltori erano quindi aperte e inclusive: una predisposizione mentale che purtroppo, almeno in gran parte, si è persa nei secoli, e che invece sarebbe urgente e bello recuperare.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 ottobre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA