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Nello spazio i globi oculari degli uomini si comprimono molto più di quelli delle donne

Si chiama SANS, acronimo che significa Spaceflight Associated Neuro-ocular Syndrome, ed è una delle più note conseguenze dei voli spaziali. I bulbi oculari vengono compressi a causa dell’assenza di gravità, e danno luogo a cambiamenti che possono avere conseguenze sulla vista anche dopo il rientro sulla Terra. Ora uno studio pubblicato sulla rivista del gruppo Nature npj Microgravity ne descrive un aspetto finora mai illustrato, probabilmente anche a causa dell’esiguità dei numeri: la differenza tra la SANS maschile e quella femminile. I ricercatori dell’Astraeus Space Institute dell’Università della Florida, uno tra i più importanti centri di astrobiologia degli Stati Uniti, hanno infatti analizzato attentamente i dati di alcuni astronauti, un quarto dei quali donne, e per i quali erano disponibili: di 37 i dati sul volume oculare ma non quelli della risonanza magnetica; di 30 quelli della risonanza ma non quelli del bulbo oculare e di 22 entrambi i parametri. Quindi hanno verificato l’esistenza di una relazione con fattori quali l’età, il numero di missioni già effettuate, l’indice di massa corporeo e appunto il genere, trovando una grande differenza soprattutto tra uomini e donne (gli altri elementi contano meno). Queste ultime, infatti, durante la permanenza in orbita hanno una maggiore riduzione di fluido nella parte superiore del cervello rispetto ai colleghi maschi. Questa diversità nell’adattamento dei liquidi cerebrali si traduce in un rischio di SANS triplo per gli uomini rispetto alle donne. Al contrario, non sembrano esserci differenze altrettanto significative nelle modifiche del cervello. Fatto che, a sua volta, suggerisce che ciò che accade al bulbo oculare non sia collegato ai cambiamenti che pure si determinano nell’encefalo di chiunque si trovi in orbita. Infine, la forma di SANS più comune è l’appiattimento del globo oculare, che si determina quando la parte posteriore del bulbo diventa più piatta o rientrante, fatto che suggerisce di porre i controlli si questo specifico cambiamento in cima alla lista di check up da effettuare sugli astronauti.

Naturalmente anche in questo studio i numeri sono piccoli, ma secondo gli autori i risultati sono coerenti ed evidenziano effetti di cui si dovrà tener conto nella progettazione delle future missioni, per preservare la vista tanto dei maschi quanto delle femmine, ciascuno secondo le specificità descritte.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 novembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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