AIDS
In forte crescita la PrEP,
terapia preventiva anti-HIV

di Camilla Stefanini
I mesi estivi hanno portato significativi sviluppi, in Svizzera, sul fronte della lotta al virus HIV: da luglio, infatti, l’assicurazione malattie obbligatoria si è assunta i costi legati all’HIV-PrEP (Profilassi Pre-Esposizione), un trattamento preventivo per ridurre il rischio di contrarre il virus HIV. Inoltre è stata presentata una nuova forma di profilassi altamente efficace e vantaggiosa, il Lenacapavir. L’obiettivo del Programma nazionale AIDS (NAPS) “Eliminare le nuove trasmissioni del virus HIV entro il 2030”, lanciato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) a fine 2023, sembra essere sempre più vicino.
La copertura dell’ HIV-PrEP da parte dell’assicurazione base svizzera è iniziata il 1 luglio 2024, e fino al termine del 2026 verranno valutate l’efficacia e la sostenibilità economica di questa strategia. Dopodichè si valuterà se far rientrare in modo definitivo l’HIV-PrEP tra le prestazioni coperte dalla cassa malati svizzera. Questo cambiamento, tuttavia, non riguarda tutti i centri sanitari, bensì soltanto quelli autorizzati a fatturare prestazioni alle casse malati e affiliati a “SwissPrEPared”, un programma di prevenzione nazionale che ha l’obiettivo di garantire un’assistenza di alta qualità alle persone che richiedono la PrEP. Rimarrà comunque possibile coprire i costi in modo autonomo.
È probabile che questa novità porti a un aumento del numero di utenti che fa uso di PrEP, che solitamente sono persone a elevato rischio di infezione da HIV: uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), lavoratori del sesso, persone con partner HIV-positive e transgender.
In Italia, l’AIFA aveva decretato la rimborsabilità della PrEP a marzo 2023, e da allora gli utenti che ne fanno uso sono “piu che raddoppiati”, come ha annunciato la professoressa Antonella Cingolani durante la 16° edizione di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) della quale è copresidente. Durante la conferenza, che si è tenuta a Roma dal 19 al 21 giugno, sono emersi anche altri problemi legati alla PrEP, che anche la Svizzera potrebbe trovarsi ad affrontare nei prossimi mesi.
Primo fra tutti, la scarsa e disomogenea copertura nazionale: lo ha rivelato l’indagine PrIDE, che ha coinvolto 62 centri italiani ICONA (PrIDE protocol- Implementation of Pre-Exposure Prophylaxis across the Italian Cohort Naive Antivirals) e 3 checkpoint tra dicembre 2023 e gennaio 2024. In particolare, in Lombardia e nel Lazio (che assieme raccolgono il 67.5% degli utenti italiani di PrEP) l’implementazione della PrEP sta procedendo rapidamente, mentre nelle altre regioni i centri sono ancora scarsi e mal distribuiti. Per quanto riguarda la Svizzera, ad oggi ci sono 69 centri affiliati a SwissPrEPared. Di questi solo uno si trova in Ticino.
Un secondo problema è poi quello della stretta aderenza al trattamento che comporta la PrEP. La profilassi si basa infatti sull’assunzione per via orale giornaliera di farmaci antiretrovirali (i piu’ diffusi sono il tenofovir e l’emtricitabina, spesso combinati in una singola pillola come il Truvada o il Descovy), ed è altamente efficace se presa in modo continuativo, nei tempi e nelle dosi previste. Se non si rispettano le prescrizioni mediche, l’efficacia preventiva della PrEP diminuisce e potrebbe non proteggere dall’infezione da HIV. Inoltre, chi la assume deve sottoporsi a regolari controlli medici per monitorare eventuali effetti collaterali, quali nausea, cefalea e disturbi gastrointestinali tra i piu’ comuni.Purtroppo, lo scarso coinvolgimento del territorio e la poca accessibilità in alcune regioni rendono questa stretta aderenza un problema, con il risultato che spesso il percorso di prevenzione e monitoraggio risulta discontinuo.
Inoltre, un altro “effetto collaterale” legato alla PrEP è la potenziale facilitazione di altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST), come Condilomi, Herpes, Sifilide, Gonorrea, Epatiti, Clamidia. Questo perchè l’uso della PrEP è associato a un’aumentata tendenza ad avere rapporti sessuali non protetti, con potenziale trasmissione di infezioni dalle quali la PrEP non protegge.
Esiste però una potenziale soluzione a molti, se non tutti, questi problemi di cui si parla ancora poco: la Long Acting PrEP. A differenza della PrEP tradizionale da assumere via orale, la Long Acting PrEP garantisce una copertura preventiva della durata di mesi, in quanto basata su farmaci con un rilascio prolungato, come per esempio il cabotegravir, che ha un effetto che puo’ durare fino a due mesi. Esistono varie forme di Long Acting PrEP che possono essere somministrate tramite iniezioni, impianti sottocutanei (dispositivi simili a contraccettivi) o anelli vaginali.
La grande novità arrivata a fine luglio ha riguardato proprio una di queste forme di Long Acting PrEP, il Lenacapavir. Si tratta di un inibitore della capsula che riveste il virus HIV presentato da Gilead Sciences, e può essere somministrato tramite iniezione ogni sei mesi. Studi clinici hanno dimostrato che Lenacapavir è altamente efficace nel prevenire l’infezione da HIV. Così efficace da essere stato descritto come “la cosa più vicina a un vaccino contro l’HIV che sia mai stata realizzata”. Il farmaco ha già ottenuto l’approvazione dalla FDA negli Stati Uniti e dall’EMA in Europa, ed è stata riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Questi sviluppi, assieme ai dati promettenti prodotti da studi clinici, suggeriscono che presto verrà approvato in altre regioni.
Oltre a essere altamente efficace, un grande vantaggio della Long Acting PrEP sarebbe la migliore aderenza. Una minor frequenza di dosaggio, infatti, diminuisce la probabilità che gli utenti si dimentichino di assumere il farmaco, come ha ribadito la professoressa Cingolani durante la conferenza ICAR: «Gli studi dimostrano che funziona meglio del preparato orale soprattutto in quelle persone, come le donne, che hanno mostrato maggiore difficoltà ad aderire alla PrEP orale, determinando un’efficacia della stessa più limitata, negli studi finora pubblicati».
Grazie a tutti questi fattori, la Long Acting PrEP sta guadagnando attenzione a livello globale come mezzo al momento più promettente per la prevenzione all’HIV. Tuttavia, l’accesso, la distribuzione e l’adozione di queste nuove forme di profilassi richiederanno ancora tempo e coordinazione tra i vari stakeholder (cioè tra le persone interessate).
In Italia oggi c’è pressione da parte della comunità scientifica perchè anche l’AIFA dia il via libera alla Long Acting PrEP. Anche in Svizzera gli sforzi sono ancora concentrati sull’approvazione regolatoria della profilassi e sulla pianificazione della futura implementazione, per garantire una distribuzione efficace una volta ottenuta l’approvazione. Organizzazioni come la Coalition to Accelerate Access to Long-Acting PrEP stanno lavorando a stretto contatto con ministeri della salute, organizzazioni della società civile e scienziati per facilitare l’introduzione di queste nuove promettenti forme di PrEP (PrEPWatch).
Data ultimo aggiornamento 4 ottobre 2024
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