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Il vaccino "normale" può proteggere
(in pochi casi) anche contro l’aviaria

Inattesa scoperta dell’Università di Chicago. Il 7% degli anticorpi "attivati" dal vaccino appaiono in grado di neutralizzare anche i ceppi della forma più temibile dell’influenza. Ora si cercherà di sfruttare al meglio questa imprevista protezione.

La normale vaccinazione antinfluenzale sarebbe in grado di indurre, in una piccola percentuale di vaccinati, la produzione di anticorpi anche contro ceppi di virus diversi da quelli verso cui il vaccino è rivolto e, in particolare, contro il nuovo ceppo della temibile aviaria, classificato come H7N9 (H e N sono due proteine tipiche di ciascun ceppo, e per questo vengono usate per la classificazione). Le nuove varianti dell’aviaria sono emerse in Cina nel 2013 e si caratterizzano per un tasso di mortalità molto alto, del 30% circa.

Cercando nuove strategie terapeutiche e preventive, gli esperti dell’Università di Chicago (Stati Uniti) hanno analizzato il siero di 28 persone vaccinate, isolando 83 tipi diversi di anticorpi attivi contro il virus più comune, denominato H3N2. Quindi hanno messo a reagire questi anticorpi con ceppi H7, scoprendo che il 7% di loro era in grado di neutralizzare anche questi virus, che pure non erano mai stati inclusi nelle vaccinazioni fatte dai 28 volontari. In particolare, tre di tali anticorpi si sono mostrati in grado di neutralizzare completamente H7N9, cioè, come dicevamo, il ceppo dell’aviaria.

Anche gli animali trattati con il vaccino sia a scopo preventivo (cioè prima dell’infezione), sia con finalità terapeutiche (cioè dopo che il contagio era stato indotto), hanno mostrato di resistere bene alla malattia e di non soccombere neppure assumendo dosi di virus che avevano provocato la morte degli animali di controllo.

Ora resta da capire - spiegano gli autori dello studio sul Journal of Clinical Investigations – come mai la percentuale di vaccinati che produce questi anticorpi sia così bassa, e come sfruttare al meglio questa inattesa  protezione.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 18 febbraio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: H7N9, vaccinazione, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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