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Il vaccino contro l’epatite B
protegge dal tumore del fegato

Che il vaccino contro l’epatite di tipo B sia efficace contro il virus responsabile della malattia è un fatto ormai assodato. Ora nuovi dati provenienti dalla Cina dimostrano anche il suo effetto preventivo nei confronti del tumore del fegato e di altre gravi malattie epatiche.

Gli autori - virologi, immunologi ed epatologi dell’Accademia Cinese di Medicina di Pechino e della Scuola di Medicina dell’Università di Yale (USA) - lo hanno dimostrato in uno studio pubblicato su PLoS Medicine che ha permesso di analizzare l’incidenza di diverse patologie epatiche, incluso il tumore del fegato, in oltre 77.600 persone residenti in 41 città del distretto di Qidong. Circa la metà dei partecipanti erano stati vaccinati da neonati, mentre altri due terzi avevano ricevuto il vaccino tra i 10 e i 14 anni; i rimanenti partecipanti, invece, non erano stati vaccinati. L’analisi dei dati a disposizione ha svelato che il vaccino può ridurre dell’84% l’incidenza del tumore del fegato, del 70% la mortalità per gravi patologie epatiche e del 69% quella per epatite fulminate infantile, una sindrome che nella maggior parte dei casi risulta fatale.

Misurando gli anticorpi contro il virus dell’epatite B nel sangue dei diversi partecipanti i ricercatori sono giunti anche alla conclusione che l’immunizzazione ottenuta vaccinando i neonati è più efficace rispetto a quella ottenuta somministrando il vaccino in età più avanzata. Non solo, secondo i ricercatori nel caso dei figli delle donne positive agli anticorpi contro l’epatite B già vaccinati in età neonatale è consigliabile un richiamo durante l’adolescenza.

Attualmente il vaccino contro l’epatite B è consigliato a tutti, sia ai neonati che ai bambini e agli adulti che non sono stati vaccinati in età pediatrica.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: epatite B, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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