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Un adolescente su otto mostra già danni permanenti all’udito: colpa degli auricolari

Tra gli adolescenti, uno su otto presenta danni all’udito già prima dei 18 anni, e oltre ad avere conseguenze sulla socialità e sul rendimento scolastico, si candida a un futuro caratterizzato da deficit uditivi e sordità, condizioni che ne aggravano altre, provocano depressione e aumentano il rischio di demenza. Il fenomeno, già noto, mostra una tendenza continua all’aumento, che si spiega con l’utilizzo degli auricolari, con i videogiochi, con i decibel dei concerti e con la diffusione ubiquitaria della musica, che ormai pervade qualunque ambito.

A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato su Otolaryngology–Head and Neck Surgery dai ricercatori dell’Universotà di Rotterdam, e condotto sui dati di oltre 3.300 ragazzi olandesi controllati a 13 e a 18 anni con rigorosi test audiometrici. Anche se nei cinque anni di osservazione le incidenze sono rimasta abbastanza stabili, la tendenza emersa è comunque all’aumento, le cosiddette “tacche” (caratteristiche tipiche della perdita di udito) bilaterali sono diventate più frequenti e, tra coloro che già mostravano perdite di qualche frequenza a 13 anni, l’udito è peggiorato in modo significativo prima dei 18 anni. Entro la maggiore età, il 6,2% mostrava segni di perdita di udito neurosensoriale, cioè dovuta a danni delle cellule ciliate dell’orecchio interno, irreversibile, e il 12,9% di danno uditivo indotto dal rumore.

E’ noto che il danno alle cellule e ai nervi responsabili dell’udito inizia a determinarsi per rumori a più di 85 decibel (dB), soglia spesso superata da dispositivi di uso quotidiano come gli auricolari, che possono arrivare anche a 100-115 dB. Nei concerti di solito si sta tra i 90 e e i 122, ma da altre fonti come le sirene ne arrivano anche 150.

Secondo gli autori è fondamentale educare, prevenire e, quando necessario, intervenire prima possibile, perché una volta che le cellule sono state danneggiate non è possibile rigenerarle.

Lo screening per l’udito dovrebbe entrare a far parte dei controlli regolari dell’adolescenza, secondo loro, e potrebbe essere anche un’occasione per sensibilizzare i ragazzi a proteggere il loro udito.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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