SCLEROSI MULTIPLA
Due vecchi medicinali riescono
a "riparare" le fibre nervose

di Agnese Codignola
Due vecchi farmaci, usatissimi in tutto il mondo, molto economici e conosciuti per quanto riguarda la sicurezza, potrebbero trasformarsi nuove, importanti terapie per la sclerosi multipla. Stiamo parlando del miconazolo, un antifungino usato localmente per le micosi quali il piede d’atleta, e del clobetasolo, un cortisonico impiegato anch’esso per uso esterno, contro l’eczema. I ricercatori di diversi gruppi di alcune università statunitensi hanno infatti scoperto, analizzando più di 700 farmaci già un uso, che sette di loro potevano avere una certa efficacia anche contro la sclerosi multipla, e hanno poi ristretto il campo a queste due molecole. Quindi hanno condotto esperimenti su modelli animali e su cellule umane, e hanno così dimostrato – e raccontato sulla rivista Nature – che il miconazolo e il clobesatolo hanno un effetto rimielinizzante, e che il clobetasolo ha anche un effetto immunosoppressivo.
Il risultato è importante perché finora tutte le terapie, anche le più nuove, hanno mostrato solo un’azione sintomatica o sul sistema immunitario: sono in grado, cioè, di rallentare l’evoluzione e contenere i danni, ma non riescono a stimolare la ricostituzione della mielina, la guaina protettiva dei neuroni che - nella sclerosi multipla - va persa in seguito all’attacco autoimmune; i due vecchi farmaci sembrano essere le prime molecole in grado di farlo.
Gli autori dello studio si raccomandano molto, però, con tutti coloro che pensassero di ricorrere all’automedicazione, di non farlo, per ora: i loro dati vanno confermati sui pazienti e con formulazioni orali di farmaci che, a oggi, vengono prescritti per uso esterno. Ma le speranze sembrano fondate, e i risultati nell’uomo potrebbero arrivare abbastanza presto, visto che di miconazolo e clobetasolo si sa già moltissimo.
Data ultimo aggiornamento 27 aprile 2015
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