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I semi di cumino nero contrastano i grassi nel sangue e la formazione di cellule adipose

I semi di cumino nero (nigella sativa), utilizzati da millenni per dare sapore al curry ma anche, in alcune medicine tradizionali asiatiche, come antinfiammatori e antiossidanti, hanno anche effetti anti obesità, e aiutano a mantenere il profilo dei grassi del sangue entro i limiti. Lo dimostra uno studio pubblicato su Food Science & Nutrition dai ricercatori dell’Università di Osaka, in Giappone.

Gli autori hanno infatti verificato gli effetti del cumino sia su colture cellulare che su volontari umani, trovando un quadro coerente. 

Per quanto riguarda lo studio sui volontari, una ventina di persone sono state invitate ad assumere circa cinque grammi di cumino nero al giorno (un cucchiaio) per otto settimane, mentre altrettante sono state reclutate come controlli, e non hanno assunto cumino. Alla fine del periodo di osservazione, le prime mostravano un chiaro miglioramento di parametri quali il colesterolo totale, dei trigliceridi e quello cosiddetto cattivo (le LDL), e un aumento di quello cosiddetto buono (le HDL).

Volendo capire meglio in che modo il cumino esercita questo tipo di azione, i ricercatori si sono spostati sulle colture cellulari, e hanno visto che l’estratto inibisce la formazione delle cellule adipose e la maturazione di quelle già esistenti, bloccando alcuni passaggi molecolari che portano appunto all’adipogenesi.

Le prove raccolte confermano quindi che sarebbe il caso di approfondire sia gli aspetti molecolari, sia gli studi sui volontari, per rafforzare e ampliare quanto osservato. In caso tutto risultasse verificato, a chi deve diminuire i grassi nel sangue o perdere peso, oltre alle necessarie modifiche dello stile di vita, ma prima di farmaci e terapie più costose e non prive di effetti collaterali, si potrebbe arrivare a consigliare una qualche formulazione di semi di cumino nero.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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