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Basta una settimana di Digital Detox dai social per migliorare l’umore dei ragazzi

Basta una sola settimana di drastica riduzione del tempo trascorso sui social per vedere grandi benefici sul tono dell’umore dei ragazzi. Il cosiddetto digital detox funziona, e che sia così lo dimostra uno studio pubblicato su JAMA dagli psicologi dell’Università di Bath, in Gran Bretagna.

I ricercatori hanno selezionato 373 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni, e come primo intervento li hanno monitorati per due settimane, per vedere quanto tempo trascorrevano su cinque social media (Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok e X) e in quale misura erano colpiti da disturbi quali ansia, depressione e insonnia.

Quindi hanno proposto a tutti una settimana di digital detox, consistente nel ridurre il tempo passato sui social da una media di 1,9 ore al giorno a mezz’ora, con una diminuzione media di 9,2 ore nell’arco della settimana. Quindi hanno nuovamente misurato i parametri del benessere psicologico, e hanno dimostrato che c’era stata una diminuzione dell’ansia del 16,1%, della depressione del 24,8% e dell’insonnia del 14,5%. Non si è avuta invece alcuna variazione del senso di solitudine, a conferma del fatto che i ragazzi sanno stare da soli e sanno fare a meno dei social senza per questo sentorsi isolati, mentre sono aumentati, ma solo in misura marginale, il tempo trascorso in casa (tra i 24 e i 61 minuti) e quello davanti a uno schermo (pochi secondi). Infine, non si è vista nessuna modifica del comportamento.

La disconnessione dai social, anche breve e non assoluta, sembra dunque avere solo effetti positivi, ed essere alla portata di tutti o quasi coloro che normalmente frequentano i social. Provare per credere.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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