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Per prevenire la miopia nei bambini
potrebbero bastare poche gocce di atropina

L’incidenza della miopia nei bambini e nei ragazzi è in crescita esponenziale in tutto il mondo, quasi certamente a causa delle troppe ore passate davanti a un device, e quindi allenando solo la visione da vicino, e troppo poco quella da lontano. Per contrastarla al momento ci sono alcuni tipi di esercizi oculari o, nei casi più gravi, lenti a contatto medicate, ma ora uno studio pubblicato su JAMA propone un approccio diverso, preventivo, che si avvale dell’instillazione di piccole quantità di atropina, la sostanza normalmente utilizzata durante le visite per la sua capacità di dilatare la pupilla, e usata anche in molte altre situazioni mediche.

Gli autori, oculisti dell’Università di Hong Kong, hanno selezionato 474 bambini e bambine di età compresa tra i 4 e i 9 anni, nessuno dei quali miope all’inizio, e li hanno suddivisi in tre gruppi, trattandoli per due anni con l’instillazione, durante la notte, in entrambi gli occhi, di poche gocce di una soluzione di atropina allo 0,05%, oppure allo 0,01% o, ancora, di un placebo.

Dopo due anni, l’incidenza della miopia è risultata essere pari, rispettivamente, al 28,4%, al 45,9% e al 53%, mentre l’effetto collaterale più comune è stata una certa fotofobia, cioè un’ipersensibilità alla luce.

La sperimentazione sembra dunque suggerire che l’atropina abbia un effetto preventivo abbastanza marcato, se data in un dosaggio sufficiente, e cioè allo 0,05%. Come hanno sottolineato gli stessi autori, tuttavia, prima di consigliarla ai bambini sarà necessario confermare quanto osservato ora su popolazioni più ampie e con diversi dosaggi di farmaco, seguendo poi i bambini nel tempo.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 febbraio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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