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Nell’origine della fibromialgia (e forse nella cura) c’entra anche il microbiota intestinale

La fibromialgia, malattia rara e tuttora assai misteriosa, che comporta un dolore cronico di origine sconosciuta, probabilmente dipende anche, in misura rilevante, dal microbiota intestinale. Lo suggeriscono i risultati di una serie di esperimenti condotti sia su modelli animali germ free, cioè privi di microrganismi, sia su pazienti, i cui risultati sono stati pubblicati su Neuron dai ricercatori di diverse università canadesi coordinate dalla McGill di Montreal.

Nello studio ci si è avvalsi del trapianto di microbiota fecale, una tecnica che permette appunto di trapiantare estratti liofilizzati e innocui di microbiota intestinale da un individuo a un altro. Ebbene: il trapianto orale settimanale di microbiota di pazienti in animali germ free, protratto per quattro settimane, ha indotto la sintomatologia dolorosa tipica della malattia, dimostrata con la maggiore sensibilità a numerosi stimoli e con le espressioni facciali degli animali. Per verificare anche le potenzialità terapeutiche, gli autori hanno poi trattato gli stessi animali con una forte terapia antibiotica, per eliminare il microbiota patologico, quindi li hanno sottoposti a un nuovo trapianto, questa volta con microbiota di soggetti sani: il dolore si è molto attenuato.

Volendo controllare anche gli effetti sull’umore (i pazienti con fibromialgia sviluppano quasi sempre una depressione, nel tempo), i ricercatori hanno protratto l’osservazione per quattro mesi, in un altro gruppo di animali, e confermato così che il trattamento attenua la depressione, come risulta evidente con i classici test comportamentali.

Ottenuti questi risultati, hanno chiesto a 11 donne con fibromialgia di sottoporsi prima a una terapia antibiotica e a una pulizia del colon, e poi a un trapianto con microbiota di persone sane. Tutte le 11 che hanno completato il trattamento hanno avuto un’attenuazione dei sintomi, una diminuzione della depressione e un miglioramento del sonno.

Mentre i ricercatori cercano di individuare le specie batteriche più importanti per la fibromialgia, i motivi dei cambiamenti nel microbiota, e come rispondere dal punto di vista terapeutico, la speranza è che si realizzino studi clinici più ampi, e che si arrivi infine a una cura finalmente più specifica ed efficace.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 settembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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