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Il raggiungimento della fama accorcia la vita dei cantanti e dei musicisti di quattro anni

La fama può essere un fattore di rischio per i cantanti? La risposta sembra essere sì, senza dubbio stando ai risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, rivista del gruppo del British Medical Journal, dai ricercatori della Herdecke Faculty of Health dell’università di Witten, in Germania, che volevano verificare indizi di questo tipo emersi in altre ricerche, ma sempre su numeri relativamente piccoli di personaggi diventati famosi. E’ stato suggerito da tempo, infatti, che i cantanti e in generale i musicisti pop muoiano alcuni anni prima rispetto alla media, ma mancava una ricerca più convincente.
Nello studio attuale, gli autori hanno analizzato 648 artisti, metà dei quali avevano raggiunto la notorietà, metà no, nati tra il 1910 e il 1975, in più della metà dei casi in Nord America e nel resto tra Gran Bretagna ed Europa. I cantanti, inoltre, nel 65% facevano musica rock, nel 14% rythm & blues, nel 9% pop, nel 6% new wave, nel 4% rap, nel 2% musica elettronica; più della metà (il 59%) erano in una band, nel 29% erano solisti e nel 12% avevano lavorato sia come solisti che come membri di una band.
La scelta dei musicisti da includere è stata fatta attingendo alla Top 2000 Artists of All Time del sito acclaimedmusic.net, considerato il più autorevole del mondo, che raccoglie anche i giudizi della stampa specializzata e delle industrie del settore, su artisti attivi tra il 1950 e il 1990.
Valutando i decessi, il risultato è stato molto netto: i cantanti hanno un aumento del rischio di morte prematura del 33% rispetto ai coetanei non famosi, e anche se la partecipazione a una band sembra avere un effetto protettivo (si vede una diminuzione dell’aumento di rischio del 26%), la sostanza non cambia. Chi raggiunge la fama muore in media a 75 anni, chi non ce la fa a 79. Inoltre, i dati mostrano che la celebrità rappresenta un punto di svolta, e che non ci sono fattori precedenti che influenza il rischio di morte: la fama è quindi una causa di per sé, che potrebbe agire innescando uno stress cronico per la pressione e la mancanza di privacy, e provocare comportamenti negativi in risposta a esso come l’abuso di alcol o sostanze d’abuso e fumo, anche se su questo non ci sono prove specifiche nello studio. Il risultato è ancora più preoccupante se si pensa che la notorietà comporta maggiori entrate economiche, che di solito portano a un allungamento della vita e non viceversa. Evidentemente, c’è qualcosa di molto pericoloso, nel diventare una star

A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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