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Nuovi capelli dai macrofagi

Il sistema immunitario e, in particolare, i suoi elementi incaricati di eliminare i patogeni (i macrofagi) potrebbero avere un ruolo anche nella rigenerazione dei capelli e delle cellule della pelle. A svelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista PLoS Biology dai ricercatori dello Spanish National Cancer Research Centre di Madrid, che hanno dimostrato come l’attivazione delle cellule staminali epiteliali dipenda in parte proprio dai macrofagi.

Le cellule staminali, poco differenziate, si specializzano poco alla volta per sostituire le cellule differenziate che, con il passare del tempo, vanno perse. I ricercatori spagnoli hanno scoperto che - come dicevamo - nella pelle la loro specializzazione dipende anche dai macrofagi, il cui numero diminuisce prima dell’attivazione delle staminali. Questo processo, spiegano gli scienziati, è legato all’espressione di specifici geni, e inducendo la morte dei macrofagi è possibile attivare le staminali.

I macrofagi rappresentano quindi un nuovo fattore in grado di regolare l’attività rigenerativa delle cellule staminali epiteliali. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuove terapie per stimolare la ricrescita dei capelli, ma non solo: potrebbe anche aiutare a comprendere meglio i processi che portano alla poliferazione incontrollata delle celule della pelle alla base dei tumori cutanei. ’

A.B.
Data ultimo aggiornamento 22 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: cellule staminali, macrofagi



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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