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L’obesità? Una questione di cervello e sistema immunitario

Una dieta ricca di grassi favorisce l’obesità non solo attraverso l’accumulo diretto di calorie, ma anche perché determina nel cervello uno stato infiammatorio che a sua volte stimola - in una sorta di reazione a catena - l’assunzione di ulteriore cibo. Questa, almeno, è l’ipotesi di un gruppo di ricercatori dell’Università di San Francisco (USA).

Dopo aver nutrito dei topi con una dieta molto ricca in grassi, gli studiosi hanno verificato cosa succedeva nel loro cervello. Come riportato sulle pagine della rivista Cell Reports, le analisi hanno svelato che i grassi scatenano un accumulo di microglia, cioè di cellule immunitarie presenti nel cervello (che cercano di reagire a questa "aggressione", dannosa per le cellule nervose). L’aumento della microglia si verifica soprattutto a livello del’ipotalamo (una struttura molto importante del cervello) ed è accompagnato, come dicevamo, dalla comparsa di uno stato di infiammazione, che a sua volta fa aumentare i segnali ormonali in grado di incentivare l’assunzione di cibo.
Lo stop allo sviluppo della microglia, tramite l’uso di metodi genetici o di farmaci spermentali, ha permesso ai ricercatori di far sì che i topi non gradissero più gli alimenti troppo grassi, soprattutto dopo che ne avevano già assunti un po’. Gli animali, insomma, mostravano di essere sazi. 

Se fosse confermato da ulteriori studi questo meccanismo potrebbe diventare il bersaglio di nuovi approcci terapeutici contro l’obesità e le malattie metaboliche associate a squilibri alimentari. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: microglia, obesità, sistema immunitario



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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