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L’aria può trasportare diversi patogeni. E la prima fonte sono gli allevamenti intensivi

L’aria è piena di microrganismi, alcuni dei quali sono patogeni per l’uomo. In teoria, la diluizione nell’atmosfera è tale da non destare preoccupazione, perché i microrganismi, per causare una malattia, devono essere in quantità sufficienti. Tuttavia, secondo una parte della comunità scientifica, la situazione potrebbe essere un po’ più complicata di così, anche perché, sempre in teroria, basta un solo microrganismo per innescare un’infezione. Inoltre, l’origine dei patogeni, molto probabilmente, è da ricercare in ciò che viene emesso dagli allevamenti intensivi: l’ennesima conferma del fatto che la salute degli esseri umani è strettamente connessa con quella del pianeta.

Lo studio nel quale sono descritti i microrganismi ritrovati durante dieci voli sul Giappone è stato effettuato da Xavier Rodó, ecologo computazionale presso l’Istituto di Barcellona per la salute globale, ed è stato pubblicato su PNAS. Nei campioni, Rodó ha trovato 266 tipi di funghi e 305 di batteri, alcuni dei quali patogeni. Tra questi ultimi, per esempio, Escherichia coli, Serratia marcescens, Prevotella melaninogenica, Staphylococcus epidermidis, Staphylococcus haemolyticus, Staphylococcus saprophyticus, Cutibacterium acnes, Clostridium difficile, Clostridium botulinum, Stenotrophomonas maltophilia, Shigella sonnei, Haemophillus parainfluenzae e Acinetobacter baumannii, quasi tutti connessi alle filiere alimentari. In passato, lo stesso Rodó aveva ipotizzato una relazione tra i venti dell’Asia centrale e la diffusione di una grave malattia, quella chiamata di Kawasaki, che provoca una cardiopatia nei bambini e che, negli anni, ha colpito a ondate epidemiche soprattutto in Giappone e Stati Uniti. L’agente patogeno non è mai stato trovato, ma la coincidenza con alcuni venti autorizza a pensare che si possa trattare di germi trasportati da certe correnti di aria, come del resto era già stato proposto nel 2005.

Gli studi vanno avanti, per capire meglio la natura e la pericolosità di questo germi, ma colpisce anche l’ipotesi sulla loro provenienza: secondo Rodò, arriverebbero dalle polveri dei grandi allevamenti intensivi di bestiame in Cina che, sollevandosi, agirebbero da shuttle per i microrganismi. Un motivo in più per uscire prima possibile dal sistema degli allevamenti intensivi.

 


Data ultimo aggiornamento 26 settembre 2024
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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