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La "pancia da birra" è più rilevante del BMI per il pericolo di malattie cardiovascolari

La cosiddetta pancia da birra, cioè l’accumulo di grasso a livello addominale, è un fattore di rischio noto per le malattie cardiovascolari. Quello che non era altrettanto chiaro, però, è che la sua importanza, nel prevedere lo sviluppo di queste patologie, è superiore a quella del parametro utilizzato come riferimento, l’indice di massa corporeo o BMI, dato dal rapporto tra l’altezza e il peso.

Ad attribuire al grasso addominale un ruolo primario, soprattutto negli uomini, è uno studio presentato al recente congresso annuale della Radiological Society of North America dai ricercatori dello University Medical Center di Hamburg-Eppendorf, in Germania, che hanno attentamente analizzato i dati radiologici di oltre 2.200 adulti di età compresa tra i 46 e i 78 anni, tutti apparentemente privi di patologie cardiache e quasi per metà donne.

Una prima sorpresa è arrivata dalla definizione di persona in sovrappeso od obesa: basandosi sui dati del BMI, il risultato sarebbe stato che il 69% dei maschi e il 56% delle donne erano in sovrappeso oppure obese, stando ai parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma attenendosi alle misurazioni del grasso viscerale le stesse percentuali sarebbero diventate, rispettivamente, del 91 e del 64%, e quindi molto più alte.

Ma è grazie ai dati di risonanze cardiache avanzate che i ricercatori hanno fatto emergere i danni al cuore. Le immagini hanno mostrato infatti che, associate al grasso addominale, ci sono sempre delle modifiche strutturali alle pareti interne del muscolo cardiaco come, per esempio, un assottigliamento, ovvero sono presenti fattori di rischio più che noti per le patologie cardiovascolari, e che l’incidenza di queste alterazioni è decisamente più marcata nei maschi, per motivi per ora non chiari. Chiunque può calcolare il rischio in base al grasso addominale, usando un metro a nastro e prendendo la misura del punto più stretto della vita e dividendolo per quello più largo ai fianchi. Se il rapporto tra questi due numeri è superiore a 0,90 per gli uomini e a 0,85 per le donne ci si trova in una zona di rischio. Attività fisica regolare e dieta adeguata e, se necessario, terapia, aiutano a ridurre la “pancia da birra” e, con essa, il rischio cardiaco.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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