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Latte materno e cibi solidi dal quinto mese per svezzare il bambino proteggendolo

Uno studio inglese pubblicato sulla rivista Pediatrics spiega che questo è il mix più adatto per aiutare il sistema immunitario a maturare

di Agnese Codignola

Per diminuire il rischio di allergie alimentari nei bambini il segreto è iniziare a introdurre gli alimenti solidi insieme al latte materno a partire dalla diciassettesima settimana di vita, cioè all’inizio del quinto mese e prima di quanto spesso venga consigliato dai pediatri (che in genere ritengono sia meglio aspettare fino al sesto). Lo suggerisce uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Southampton (Gran Bretagna), che hanno verificato la storia di 1.140 bambini seguiti fino ai due anni di età, 41 dei quali avevano sviluppato un’allergia alimentare. La loro dieta è stata confrontata con quella di 82 bambini sani, e il risultato, riportato su Pediatrics, è stato che i primi erano stati alimentati con cibi solidi più tardi rispetto ai secondi, e che il momento cruciale è appunto la diciassettesima settimana per i bambini allattati al seno materno. I bambini non alimentati al seno, invece, come già visto in molti studi precedenti, avevano sviluppato in media più allergie di quelli allattati.

Secondo gli autori, la protezione dalle allergie potrebbe essere data dall’insieme di latte materno e cibo, un giusto mix che aiuterebbe il sistema immunitario a maturare nel modo corretto. Per le donne che non allattano il consiglio è aspettare qualche settimana in più prima di introdurre alimenti solidi nella dieta dei loro bambini.

 

Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: allattamento, allergie, latte materno



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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